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CARTOLINA COLOR SEPPIA

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view post Posted on 20/4/2020, 23:29     +1   +1   -1
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Emozione Grande

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CARTOLINA COLOR SEPPIA

Una piazza davanti a una Chiesa … un’aiuola con al centro una palma … i palazzi attorno, addossati l’un l’altro come a comporre una cornice protettiva … ecco come, in una grande città, un quartiere diventa un microcosmo, esattamente come un paesino di campagna.
Sono le otto di una domenica mattina di primavera a metà degli anni ’50 del secolo scorso. Inizia la Messa dei bambini e dei ragazzi dell’Associazione Cattolica, che sono invogliati a frequentarla assiduamente dal timbro di presenza apposto su un apposito tesserino, che a fine anno farà guadagnare un libro o un gioco in premio.
In Chiesa, i posti sono nettamente separati: dietro l’altare siedono i ragazzi, davanti all’altare, nelle prime file, le ragazzine. Dietro, dove capita, gli adulti. Davanti ai singoli altarini dei Santi, le vecchiette, che, anziché seguire la liturgia in latino, preferiscono sgranare il loro rosario, accompagnato da Ave Maria appena sussurrate.
La divisione tra i sessi, in realtà, ha come effetto proprio quello indesiderato dal Parroco, giovane e misogino: tra il retro altare e le prime file è tutto un intreccio di sguardi, di rossori veri o finti, di commenti col vicino o con la compagna di panca.
“Hai visto? Vittorio ha guardato proprio in questa direzione! Chissà se gli piaccio io o gli piaci tu…” “Ma figurati! Tu sogni troppo! Figurati se quello guarda noi, bello com’è! Mi hanno detto che esce con una di III media, della sua classe … Non guarda certo noi che abbiamo solo 11 anni…” “Non si sa … intanto io gli faccio un bel sorriso, così capisce che mi piace … “ “Non fare la sfacciata! Chissà cosa penserà di te e di me che ti sto a sentire!” E due testoline si abbassano, sotto le velette che tutte le donne devono indossare in Chiesa, fingendosi assorte nella lettura dei Messali dalle copertine di madreperla bianca, ricevuti in regalo per la Prima Comunione.
Le due amiche escono nella piazzetta e, prima di andare a casa, passano dal pasticcere a comprare 20 lire di pesciolini di liquerizia e 20 di confetti zuccherati.
Dentro il negozio, alcuni uomini del quartiere sono intenti a scegliere i bigné – due a testa – da portare a casa per festeggiare la domenica.
Tra loro, c’è anche il papà di Mariuccia (la testolina bionda), che è colonnello medico, alto, severo, rigido come avesse sempre addosso la divisa. Giovanna (la testolina bruna) ha soggezione di lui quando va a trovare l’amica, anche perché nell’ingresso tiene un enorme ritratto di Mussolini, che sembra fulminare con lo sguardo chiunque si presenti in casa.
Il papà di Giovanna, invece, spera tanto, dice, che anche in Italia arrivi il sol dell’avvenire e, quando torna la sera dal cantiere navale dove è operaio, dopo aver baciato moglie e figlia, si mette a leggere l’ “Unità” al tavolo della cucina, commentando ad alta voce i diritti ancora disattesi dei lavoratori come lui. Lui non compra pasticcini, la domenica, perché il suo stipendio basta a malapena per le cose essenziali, anche se Franca, la moglie, lo arrotonda cucendo per il vicinato.
Franca ha la macchina da cucire piazzata davanti alla finestra della cucina e, abitando al primo piano, ha un osservatorio privilegiato sulla vita del quartiere.
Anche ora, mentre aspetta marito e figlia per preparare il pranzo (e andare a Messa più tardi, quando sarà cotto l’arrosto e impastate le tagliatelle), solleva lo sguardo dalla macchina da cucire e sbircia la piazza.
Ecco i ragazzini che escono, ecco il gruppetto dei maschi che si ferma a parlare di calcio e a sfidarsi al Giro d’ Italia con le agrette, ecco le due gemelle ormai sedicenni della vicina dell’ultimo piano che si dondolano sui tacchi di 12 cm civettando con due capi scout … svergognate! Lo dirà alla loro mamma!
E poco più in là, ecco altre due che si accendono una sigaretta … e guarda quegli stupidi degli uomini al bar di fronte, come guardano queste ragazzine che potrebbero essere loro figlie!
Eh, non c’è più pudore, oggi, è stata la guerra a guastare tutto, a fare macerie non solo di edifici e di giovani vite, ma anche di senso morale e di buoni principi.
Il bar è luogo riservato agli uomini del quartiere: vi si beve caffè, si sfoglia la “Gazzetta dello sport”, si parla di pallone, di politica, di donne.
Il giovane Parroco è infastidito da quel ritrovo di sfaccendati, situato proprio davanti alla sua Chiesa, ma non può fare nulla, se non inventare divertimenti alternativi da proporre per il pomeriggio e per la sera della domenica.
Nel cinema parrocchiale proietta le pellicole appena passate dai circuiti di seconda visione e, nell’intervallo tra il primo e il secondo tempo, passa tra le file degli spettatori a vendere “Il monello” e “Il vittorioso”, che si avvale delle vignette di Jacovitti, disegnatore e umorista che sta diventando famoso.
Piccole opere teatrali vengono rappresentate il sabato sera da una filodrammatica di parrocchiani e, a Carnevale, vi è persino un concorso per la maschera più bella e più originale.
Nella piazzetta, passano rare automobili: il boom economico è appena agli inizi e la macchina è un sogno per molti e uno status symbol per pochi.
I ragazzini, così, possono girare in bicicletta per le vie del quartiere, mentre i fratelli più piccoli disegnano panpani sui marciapiedi o segnano goal contro i muri dei palazzi.
La palma al centro dell’aiuola diventa, spesso, nell’immaginario dei giochi, l’albero maestro di una nave pirata, la montagna del K2 da scalare, un gigante contro cui lanciare dardi con una cerbottana. I giocattoli sono pochi, ma la fantasia è tanta.
Dopo l’ora di cena, la piazzetta diventa silenziosa e buia. Si va a letto presto, in quegli anni, giusto il tempo di ascoltare alla radio il programma di varietà delle 20,30.
Da un paio di finestre, un paio solo, però, i suoni e le voci continuano fino alle 23: in due case del quartiere sono comparse delle scatole magiche, che si appendono in alto e trasmettono non solo suoni, come le radio, ma anche immagini in bianco e nero, anzi, color seppia: notiziari che chiamano telegiornali, una sera un film, un’altra sera uno spettacolo di prosa e, il giovedì, un gioco a quiz presentato da un biondo col viso cavallino e l’accento vagamente americano. Lo spettacolo sta diventando una follìa collettiva: vicini, parenti, amici chiedono di poter vederlo guardare e il giovedì sera c’è un pienone di gente, in quelle due case.
Una è quella di Mariuccia, che sbuffa, perché le tocca cedere sedie e poltrone agli adulti e vedere la televisione seduta per terra su un cuscino.
Le immagini color seppia un po’ la interessano, un po’ la stancano, così, ad un certo punto, se ne va in camera sua, a sognare i mille punti interrogativi sul suo futuro.
A mezzanotte tutta la piazza dorme, come i passeri appollaiati sulla cima della palma, come le due amiche che sognano chi è piaciuto loro e a chi possono essere piaciute, come il giovane Parroco che, nel suo zelo, spera di convertire comunisti, infedeli, atei ed agnostici.
E’ un mondo semplice, dai colori sfumati, un mondo che non c’è più.
 
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view post Posted on 26/4/2020, 21:12     +1   -1
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Un mondo incantato che le tue parole hanno saputo fare rivivere...
Grazie Renata, dovresti regalarci più spesso queste perle 3_3

Grazie!
 
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view post Posted on 3/5/2020, 00:46     +1   -1
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grazie, Rita! dopo un lungo silenzio, mi sta tornando il desiderio di scrivere e di pubblicare
 
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view post Posted on 4/5/2020, 11:37     +1   -1
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Sono felice di leggerlo Renata, davvero. A presto rileggerti :wub:
 
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view post Posted on 23/5/2020, 22:32     +1   -1
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Oltre l'Emozione

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Io c'ero e lo vivevo quel mondo che così delicatamente hai tratteggiato, Renata, ma non vorrei tornarci, non vorrei riviverlo,
non vorrei risfogliare le illusioni di allora, ora che so che tante, quasi tutte, sarebbero diventate delusioni...
No il ricordo di quei giorni, quasi mi fa rabbrividire... e non mi manca nulla di allora, non ho nostalgie...
se non forse di "Lascia o Raddoppia?" e invidia delle infinite cose che sapevano quegli esperti di allora abbagliati dal mito
dei "Cinque Milioni" che avrebbe ro cambiato la loro vita..

Cinque milioni del vecchio conio... duemilacinquecento euro... e al giovedì sera l'Italia intera si fermava, col fiato sospeso...
 
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view post Posted on 24/5/2020, 17:47     +1   -1
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Emozione Grande

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c'ero anch'io... e vedevo Lascia e Raddoppia, proprio come nel racconto, per terra su un cuscino, perché tante persone del vicinato o parenti venivano in casa mia a guardarlo da uno dei pochi televisori del palazzo ... nostalgia? no, nel senso che ogni fase della vita ha una sua dimensione compiuta e una sua bellezza, sì nel senso che vorrei credere come allora che la mia generazione avrebbe costruito un mondo migliore di quello che avevamo ereditato (sono nata nell'ottobre del 1944)
 
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view post Posted on 24/5/2020, 18:14     +1   -1
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ebbi un fratellino minore, Sergio, nato nel '44, fra gli stenti della guerra, che riuscì a sopravvivere quattro anni,
per chiudere la sua esistenza a Pozzuoli nel '48, dove ci eravamo "accampati" in attesa che fosse pronta la nostra casa,
appena arrivati al sud.

La sua fine fu l'inizio della fine per mio padre... non ci si rassegnò mai.
 
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