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DIONISO

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view post Posted on 6/7/2011, 11:27     +2   +1   -1

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ZeusSemeleRicci1

Nascesti tu due volte ed alla luce
da una coscia a Zeus venisti tardi,
figlio a Semele, che l’amante e duce
degli altri dei, incenerì coi dardi

che della sua potenza grande e vera
mostrò alla madre tua, che d’Armonia
e Cadmo re di Tebe, figlia era.
Ma Hera condannò te alla pazzia,

e al tradimento tu pagasti il fio.
Ma quando un tempio a te donò Persèo
tu nell’Olimpo vi assurgesti a dio.

Riti notturni, dicon sacri testi,
in selve oscure dedicaron liete
ebbre danzanti con discinte vesti.

Foto: Zeus e Semele, dipinto di Sebastiano Ricci, 1695 ca, - Firenze, Galleria degli Uffizi.



Note: Zeus, il padre degli dei, innamorato perdutamente di Semele, assunse l’aspetto di un mortale per unirsi a lei nel talamo, rendendola incinta di un bambino.
L’ennesima scappatella di Zeus con una mortale non restò oscura ad Era, che si poteva ritenere l’unica moglie legittima del dio. Infuriata, e non potendo vendicarsi sul marito, la dea ispirò nelle tre sorelle di Semele invidia per la sorella, che nonostante fosse in età da nubile, poteva vantare già un amante e anche una gravidanza. La povera Semele subì le crudeli beffe di Agave, Ino e Autonoe, le quali criticavano non solo il fatto che fosse già incinta, ma anche che nonostante il concepimento, il padre del bambino non si era ancora deciso a venire fuori e a dichiararsi.
Quando il padre degli dei tornò dalla sua amante, Semele gli chiese di offrirle un regalo ed egli promise di esaudire qualsiasi desiderio della fanciulla. Semele chiese allora al re degli dei di manifestarsi in tutta la sua potenza. Zeus le apparve tra folgori e fulmini accecanti, tanto che la fanciulla, non potendo sopportare il tremendo bagliore, venne incenerita.
Per impedire che il bambino venisse bruciato, Gea, la Terra, fece crescere dell’edera fresca in corrispondenza del feto del bambino; ma Zeus, che non aveva dimenticato il bambino che ella portava in seno, incaricò Ermes si affrettò a strapparne il feto dal suo ventre e praticò un’incisione sulla sua coscia, nella quale se lo cucì.
Qui vi poté maturare altri tre mesi e, passato il tempo necessario, lo fece uscire fuori, perfettamente vivo e formato. Zeus gli diede il nome di Dioniso che appunto vuol dire il “nato due volte” o anche “il fanciullo della doppia porta”.
Raggiunta la maturità, Era lo riconobbe come figlio di Zeus, punendolo con la pazzia. Egli vagò insieme al suo tutore Sileno e un gruppo di satiri e baccanti fino in Egitto, dove si batté con i Titani, restituendo ad Ammone lo scettro che questi gli avevano rubato; in seguito si diresse in oriente, verso l’India, sconfiggendo numerosi avversari lungo il suo cammino (tra cui il re di Damasco, che scorticò vivo) e fondando numerose città. Al suo ritorno gli si opposero le amazzoni, che egli aveva già precedentemente respinto fino ad Efeso, ma vennero sbaragliate dal dio e dal suo seguito.
Fu allora che decise di tornare in Grecia in tutta la sua gloria divina, come figlio di Zeus; dopo essersi purificato dalla nonna Rea per i delitti commessi durante la pazzia, sbarcò in Tracia, ma lui e il suo seguito vennero respinti dal re Licurgo, che Rea fece impazzire per la sconfitta inferta al dio.
Sottomessa la Tracia, passò in Beozia e poi alle isole dell’Egeo, dove noleggiò una nave da alcuni marinai diretti a Nasso; questi ultimi si rivelarono poi essere pirati che intendevano vendere il dio come schiavo in Asia, ma questi si salvò tramutando in vite l’albero maestro della nave e sé stesso in leone, popolando nel contempo la nave di fantasmi di animali feroci che si muovevano al suono di flauti; i marinai, sconvolti, si gettarono in mare e divennero delfini. Giunse all’isola di Nasso, dove incontrò Arianna abbandonata da Teseo e la sposò, dopodiché riprese di nuovo il mare per la Grecia. Sbarcato ad Argo, Perseo gli eresse un tempio perché placasse le donne di quella città, fatte impazzire dal dio come punizione per l’eccidio dei suoi seguaci, permettendo a Dioniso di entrare nell’Olimpo.
La più antica festa tributata a Dioniso consisteva in una danza notturna in una selva sacra, scelta preferibilmente su una montagna, che culminava nel divoramento di un animale vivo predisposto al sacrificio: il “diasparagmos”.
 
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view post Posted on 6/7/2011, 14:20     +1   -1
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ROMA, ANCHE SE A NAPOLI HO LASCIATO IL MIO CUORE.

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GRAZIE MAESTRO, BELLISSIMA LA POESIA, COME TUTTE DEL RESTO
 
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