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Ganesha

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view post Posted on 4/7/2011, 17:40     +1   +1   -1
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Oltre l'Emozione

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Presso la religione induista, Ganesha o Ganesh (Sanscrito गणेश IAST Gaṇeśa) è una delle rappresentazioni di Dio più conosciute e venerate; figlio primogenito di Shiva e Parvati, viene raffigurato con una testa di elefante provvista di una sola zanna, ventre pronunciato e quattro braccia, mentre cavalca o viene servito da un topo, suo veicolo. Spesso è rappresentato seduto, con una gamba sollevata da terra e ripiegata sull'altra, nella posizione dell'alitasana. Tipicamente, il suo nome è preceduto dal titolo di rispetto induista, Shri.

Il culto di Ganesha è molto diffuso, anche al di fuori dell'India; i devoti di Ganesha si chiamano Ganapatya.

Formato dalle parole sanscrite gana e isha (signore), Ganesha significa letteralmente "Signore dei gana" dove gana può essere interpretato come "moltitudine", facendo assumere al nome il significato di "Signore di tutti gli esseri", ma con gana nella tradizione induista si possono intendere anche dei piccoli demoni deformi che corteggiano Shiva.

Ganesha viene a volte chiamato anche Vighnesvara, "Signore degli ostacoli", e Vinayaka, "colui che rimuove".

Come per ogni altra forma con la quale l'Induismo rappresenta Dio, inteso come l'aspetto personale di Brahman (detto anche Īśvara, il Signore), anche la figura di Ganesha è un archetipo carico di molteplici significati e simbolismi che esprimono uno stato di perfezione, e il modo per raggiungerla; Ganesha è infatti il simbolo di colui che ha scoperto la Divinità in sé stesso.
Egli rappresenta il perfetto equilibrio tra energia maschile (Shiva) e femminile (Shakti), ovvero tra forza e dolcezza, tra potenza e bellezza; simboleggia inoltre la capacità discriminativa che permette di distinguere la verità dall'illusione, il reale dall'irreale.

Una descrizione di tutte le caratteristiche e gli attributi di Ganesha si può trovare nella Ganapati Upaniṣad (una Upaniṣad dedicata a Ganesha) del rishi Atharva, nella quale Ganesha è identificato con il Brahman e con Ātman. In questo inno, inoltre, è contenuto uno dei mantra più famosi associati a questa divinità: Om Gam Ganapataye Namah (lett. Mi arrendo a Te, Signore di tutti gli esseri).

Nei Veda si trova anche una delle più salmodiate preghiere attualmente attribuite a Ganesha, che costituisce l'inizio del Ganapati Prarthana:

Gaṇānāṃ tvā ganapatiṃ havāmahe kavim kavīnām upamaśravastamam

jyeṣṭarājam brahmaṇām brahmaṇas pata ā nah śṛṇvann ūtibhiḥ sīda sādanam

(Rig Veda 2.23.1)



In termini generali, Ganesha è una divinità molto amata ed invocata, poiché è il Signore del buon auspicio che dona prosperità e fortuna, il Distruttore degli ostacoli di ordine materiale o spirituale; per questa ragione se ne invoca la grazia prima di iniziare una qualunque attività, come ad esempio un viaggio, un esame, un colloquio di lavoro, un affare, una cerimonia, o un qualsiasi evento importante. Per questo motivo è tradizione che tutte le sessioni di bhajan (canti devozionali) comincino con una invocazione a Ganesha, Signore del "buon inizio" dei canti.

È inoltre associato con il primo chakra, che rappresenta l'istinto di conservazione e sopravvivenza, la procreazione ed il benessere materiale.

327px-Ganesh_in_legno_di_sandalo



L'articolata mitologia induista presenta tante storie che spiegano in che modo Ganesha ottenne una testa di elefante; spesso l'origine di questo particolare attributo si trova negli stessi aneddoti che riguardano la sua nascita.
Nelle storie in questione, inoltre, si raccontano anche varie ragioni che rivelano l'origine dell'enorme popolarità del suo culto.

La storia più conosciuta è probabilmente quella tratta dallo Śiva Purana: una volta Madre Parvati volle fare un bagno nell'olio, per cui creò un ragazzo dalla farina di grano di cui si era cosparsa il corpo e gli chiese di fare la guardia davanti alla porta di casa, raccomandando di non far entrare in casa nessuno. In quel frangente Śiva tornò a casa e, trovando sulla porta uno sconosciuto che gli impediva di entrare, si arrabbiò e lo decapitò con il suo tridente. Parvati ne fu molto addolorata e Śiva, per consolarla, inviò le proprie schiere celesti (Gana) a trovare e prendere la testa di qualsiasi creatura avessero trovata addormentata con il capo rivolto a nord. Essi trovarono un elefante che dormiva in tal modo, e ne presero la testa; Shiva la attaccò al corpo del ragazzo, lo resuscitò e lo chiamò Ganapathi, o capo delle schiere celesti, concedendogli che chiunque lo adorasse prima di iniziare qualsiasi attività.

Un'altra leggenda riguardante l'origine di Ganesha narra che, una volta, ci fosse un Asura (demone) dalle sembianze di elefante chiamato Gajasura, il quale eseguì una penitenza (o tāpas); Shiva, soddisfatto di questa austerità, decise di concedergli in dono qualsiasi cosa desiderasse. Il demone voleva che dal suo corpo si emanasse continuamente del fuoco, in modo che nessuno osasse avvicinarlo; il Signore glielo concesse. Gajasura proseguì la sua penitenza e Shiva, che gli appariva davanti di tanto in tanto, gli chiese nuovamente che cosa desiderasse; il demone rispose: "Io desidero che Tu risieda nel mio stomaco".
Shiva esaudì la richiesta e vi prese dimora. Infatti, Śiva è anche conosciuto come Bhola Shankara, poiché è una divinità facile da propiziare; quando è soddisfatto di un devoto gli concede qualunque cosa chieda, e questo a volte genera situazioni particolarmente intricate. Fu così che Parvati, sua moglie, lo cercò ovunque senza risultato; come ultima risorsa si recò dal proprio fratello Viṣṇu, chiedendogli di trovare suo marito. Egli, che conosce tutto, la rassicurò: "Non preoccuparti, cara sorella, tuo marito è Bhola Shankara e concede prontamente qualunque grazia il Suo devoto Gli chieda, senza prenderne in considerazione le conseguenze; per cui penso che si sia cacciato in qualche guaio. Scoprirò cosa è accaduto".
Allora Viṣṇu, l'onnisciente regista del gioco cosmico, inscenò una piccola commedia: tramutò Nandi (il toro di Śiva) in un toro danzatore e lo condusse al cospetto di Gajasura, assumendo nel contempo le sembianze di un suonatore di flauto. L'incantevole esecuzione del toro mandò in estasi il demone, il quale chiese al suonatore di flauto di esprimere un desiderio; il Viṣṇu musicante allora rispose: "Puoi darmi quello che ti chiedo?" Gajasura replicò: "Per chi mi hai preso? Io posso darti subito qualunque cosa tu chieda". Il suonatore quindi disse: "Se è così, libera dunque dal tuo stomaco Śiva che vi si trova". Gajasura capì allora come questi non fosse altri che Viṣṇu Stesso, l'unico che potesse conoscere quel segreto, così si gettò ai suoi piedi e, liberato Śiva, Gli chiese un ultimo dono: "Io sono stato benedetto da Te con molti doni; la mia ultima richiesta è che tutti mi ricordino adorando la mia testa quando sarò morto". Śiva condusse allora lì il proprio figlio, la cui testa venne sostituita con quella di Gajasura. Da allora, in India è viva la tradizione per cui qualunque iniziativa, per essere prospera, deve cominciare con l'adorazione di Ganesha; questo è il risultato del dono di Śiva a Gajasura.

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statua del XIII secolo proveniente dalla regione di Mysore ( India del sud )



Una storia poco celebre riguardante le origini di Ganesha si trova nel Brahma Vaivarta Purana: Śiva chiese a Parvati, la quale desiderava avere un figlio, di compiere un particolare sacrificio (punyaka vrata) per un anno, in modo da appagare Viṣṇu.
Dopo il completamento del sacrificio, il Signore Krishna promise a Parvati di incarnarsi come suo figlio, all'inizio di ogni kalpa o era cosmica. Così Krishna nacque come un bellissimo bambino, con grande gioia di Parvati che volle celebrare la miracolosa nascita. Tutti gli dèi e le dee si riunirono per gioire della nascita. Shani, figlio di Surya (il deva del sole), era presente ma si rifiutò di guardare il neonato; disturbata dal suo comportamento, Parvati gliene chiese la ragione, e Shani rispose che se avesse guardato il bambino lo avrebbe ferito. In seguito all'insistenza di Parvati, Shani volse lo sguardo e, non appena i suoi occhi si posarono sul neonato, la sua testa fu tagliata all'istante. Tutte le deità presenti si disperarono, per cui Viṣṇu si precipitò sulle rive del fiume Pushpabhadra e tornò con la testa di un giovane elefante, e la unì al corpo del bambino infondendogli nuova vita. Viṣṇu benedì il bambino, promettendogli che egli sarebbe stato adorato prima di qualunque altra deità, e che sarebbe stato il migliore tra gli yogi; allo stesso modo Śiva lo pose a capo delle sue truppe e lo benedì, affermando che qualsiasi ostacolo, di qualsiasi entità, sarebbe stato superato pregando Ganesha.

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Statua di Ganesha rinvenuta in Cambogia risalente alla seconda metà del X secolo a.C.; si trova al Museo di Arte indiana di Dahlem, a Berlino.



Ganesha è anche definito Omkara o Aumkara, ovvero "avente la forma della Om (o Aum)". Infatti, la forma del suo corpo ricalca il contorno della lettera sanscrita che indica il celeberrimo Bija Mantra; per questo Ganesha è considerato l'incarnazione del Cosmo intero, Colui che sta alla base di tutto ciò che è manifesto (Vishvadhara, Jagadoddhara). La sacra sillaba Aum in lingua Tamil.In lingua Tamil, la sacra sillaba è indicata da un carattere la cui forma ricorda la sagoma della testa d'elefante di Ganesha. Questo particolare è simbolo dell'identificazione di Ganesha con la Om, l'identificazione di Dio con il Verbo ("In principio era il Verbo, / il Verbo era presso Dio / e il Verbo era Dio." Giovanni 1,1), ovvero il suono primordiale che da Lui scaturisce generando l'intero universo manifesto.


La cavalcatura di Ganesha è un piccolo topo (Mushika o Akhu), che rappresenta l'ego, la mente con tutti i suoi desideri, la bramosia dell'individuo; Ganesha, cavalcando il topo, diviene padrone (e non schiavo) di queste tendenze, indicando il potere che l'intelletto e la discriminazione hanno sulla mente. Inoltre il topo (per natura estremamente vorace), viene spesso raffigurato a fianco di un piatto di dolci, con lo sguardo rivolto a Ganesha mentre tiene un boccone stretto tra le zampe, come in attesa di un suo ordine; rappresenta la mente che è stata completamente assoggettata alla facoltà superiore dell'intelletto, la mente sottoposta ad un ferreo controllo, che fissa Ganesha e non si accosta al cibo se non ne riceve il permesso. C'è anche un altro significato di Akhu, l'astuzia del topo che accompagnata alla saggezza dell'elefante fa compiere grandi imprese. E ancora, sia l'elefante sia il topo passano dappertutto, non hanno pressoché ostacoli. Uno per la sua mole l'altro per la sua piccolezza. Ganesha infatti è colui che aiuta a superare gli ostacoli e viene venerato prima di iniziare qualsiasi impresa.

Ogni elemento del corpo di Ganesha ha una sua valenza ed un suo proprio significato:

la testa d'elefante indica fedeltà, intelligenza e potere discriminante;
il fatto che abbia una sola zanna (e l'altra spezzata) indica la capacità di superare ogni dualismo;
le larghe orecchie denotano saggezza, capacità di ascolto e di riflessione sulle verità spirituali;
la proboscide ricurva sta ad indicare le potenzialità intellettive, che si manifestano nella facoltà di discriminazione tra reale ed irreale;
sulla fronte ha raffigurato il Tridente (simbolo di Shiva), che simboleggia il Tempo (passato, presente e futuro) ne attribuisce a Ganesha la padronanza;
il ventre obeso è tale poiché contiene infiniti universi, rappresenta inoltre l'equanimità, la capacità di assimilare qualsiasi esperienza con sereno distacco, senza scomporsi minimamente;
la gamba che poggia a terra e quella sollevata indicano l'atteggiamento che si dovrebbe assumere partecipando alla realtà materiale e a quella spirituale, ovvero la capacità di vivere nel mondo senza essere del mondo;
le quattro braccia di Ganesha rappresentano i quattro attributi interiori del corpo sottile, ovvero: mente, intelletto, ego, coscienza condizionata;
in una mano brandisce un'ascia, simbolo della recisione di tutti i desideri, apportatori di sofferenza;
nella seconda mano stringe un lazo, simbolo della forza che lega il devoto all'eterna beatitudine del Sé;
la terza mano, rivolta al devoto, è in un atto di benedizione (abhaya);
la quarta mano tiene un fiore di loto (padma), che simboleggia la più alta meta dell'evoluzione umana.


 
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view post Posted on 4/7/2011, 18:22     +1   -1
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Molti luoghi.. nessuno dei quali, in fondo, mi è poi tanto lontano!:-)

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Amando molto l'Arte orientale, mi sono spesso trovato a.. confrotnarmi con Ganesha, e devo dire che lo adoro!;-)
Mi è istintivamente simpatico e devo dire che speso, in India si vedono i.. famigerati taxisti indiani che tengono sul cofano una sculturina di Ganesh, il quale, coem tu ricordavi, è il diop che toglie, rimuove gli ostacoli.. stando a come guidano costoro, sarà maglio che intervenga speso che altrimenti qeulli ci finoscono contro, agli ostacvoli!" Ahahah!
E' molto amato dagli studenti, in quanto apre anche le poerte, ergo consente di superare al meglio gli esami, che a loro volta aprono le porte della vita e della carriera lavorativa.
Si dice che, qualche tempo fa, a Roma, le statuette del dio, notoriamente golosissimo di latte, "£bevessero" il sano alòimento, consumandolo rapidamente.. Non ho certezza della cosa, ma mi chiedevo se per caso invece dlla sua solita cavalcatura,. ossia il topo o la mangusta, per una volta qeusto fanciullesco dio burlone, non si fosser servito adi.. micetti, viasto che Roma nmotoriamente è un po' la patria della.. gattare! Ahahah!
Giusto om,aggioad una deità tra le più simpatiche del complesso Pantheon induista.. na cosa pazzesca, davvero!;-)
Andy
 
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view post Posted on 4/7/2011, 18:32     +1   -1
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io ne tengo una statuetta in bronzo sul mio comodino accanto al letto...è il ricordo di un viaggio in India di uno zio di mia mamma...
 
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view post Posted on 4/7/2011, 18:46     +1   -1
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Io invece (deformazione professionale?;-) ho una broche molto bellina, raffigurante Ganesh.. se capita, uno di sti giorni vado in banca e la prelevo, così ci metto la foto!;-)
Andy
 
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view post Posted on 4/7/2011, 19:25     +2   +1   -1
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ROMA, ANCHE SE A NAPOLI HO LASCIATO IL MIO CUORE.

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ganesha_symbolism
 
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view post Posted on 5/7/2011, 08:16     +1   -1
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We are.. An international Site, my friends! Ahahah!
Brava, Chapeuse!
Ganesh bless us!;-)
Andy
 
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Massimo Guisso
view post Posted on 5/7/2011, 08:44     +2   +1   -1




Purtroppo devo esibirmi in una dotta citassione: infatti, nei secoli scorsi i camalli liguri erano soliti esclamare:- Ma porca ganescia!"... ;)
 
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