Non buttiamoci giù di Nick Hornby
In ogni cosa c'è sempre il lato positivo: anche nella voglia di suicidarsi.
Per questo non è il caso di "buttarsi giù". Parliamo di "giù da un palazzo" dopo una festa di capodanno, desiderio che viene a 4 persone diversissime tra loro, accomunate esclusivamente da quest'improvvisa indole suicida.
La storia si apre con il loro incontro sul tetto dell'edificio, poco prima del fatale salto.
La loro scarsa fantasia sarà anche la loro salvezza: conoscendosi, parlandosi, scopriranno che, tutto sommato, avevano solo bisogno di qualcuno con cui scambiare quattro chiacchiere, di un gruppo che tendesse sotto di loro una rete di protezione. O che, quanto meno, tenesse la loro mente occupata, lontana da propositi suicidi: e, nel corso della narrazione, di cose di cui preoccuparsi ne avranno, parecchie, perchè l'autore farcirà la storia dei più disparati eventi che, come nella realtà del resto, capitano quando meno te l'aspetti.
Mi è piaciuto molto come libro, più che altro perchè, nella disperazione nera dei personaggi, Hornby riesce sempre a trovare il modo per sdrammatizzare e per fare dell'ironia gustosissima.
L'introspezione dei personaggi, poi (che più diversi e distanti di così non potrebbero essere) è resa in maniera eccelsa. Abbiamo un quarant'enne fallito, una signora di mezza età tutta casa e chiesa, una ragazza trasgressiva al massimo e un ragazzo appena uscito da una band, in cerca di se stesso.
Tutti resi alla perfezione. Ho apprezzato soprattutto Maureen (la signora di mezza età) e ovviamente Jess, la ragazza in cui mi sono immedesimata di più.
Siccome la vicenda è narrata secondo i diversi punti di vista dei personaggi e di conseguenza ciò che leggiamo altro non è che il loro pensiero e siccome il romanzo è fitto di dialoghi il lessico è di quanto più vicino al parlato si possa immaginare; sembra quasi di non leggere un romanzo, e la lettura scorre molto velocemente.
Lo consiglio a chi vuole leggere qualcosa di "alternativo" ma, al contempo, realistico e ironico.