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Storia fantastica… ma non troppo.
Se avete pazienza e un po' di tempo, ve la racconto tutta questa storia decisamente fantastica… è la storia di una ragazzina, forse di 11 o 12 anni, che qualcuno, per disfarsene, aveva gettato come si fa con una mela marcia in un burrone profondo una decina di metri. Per sua fortuna un vecchio contadino passando di li, la trovò, più morta che viva, la portò nella sua casa, la curò… le scelse un nome, la incoraggiò a non lasciarsi andare, insomma la rimette in piedi e la ragazzina guarisce… ed è a questo punto che tra loro nasce un rapporto dell'altro mondo… nel vero senso della parola. Dal giorno del suo ritrovamento sono passati due anni… Ormai Fred sa tutto di lei e del suo viaggio tra le stelle, e lei si è integrata benissimo al fianco di quella persona… divenendo una perfetta contadina perché ha iniziato a vivere come l'uomo che l'ha salvata. Quella sera, seduta sulla panca di pietra, intenta a contemplare l’ardente scena della luna color rame, Sara si chiese se quello che provava in se e i fatti accaduti recentemente potevano confermarle d’essere felice. – È incredibile, per conoscere la felicità ho dovuto attraversare buona parte di questo universo Si grattò furiosamente la testa scrollando il capo – Chissà dove sarei ora se... Oh smettila! Ora sei qui e mi pare che non sia così male – Si chiese e si rispose ad alta voce. Sentendo il suo animo disporsi alla serenità tirò su le gambe, poggiò la fronte sulle ginocchia e aspirando profondamente l’aria notturna lasciò che tornassero alla mente le infinite verità di quel mondo avvolto ancora nei misteri della natura, della sua gente e delle sue nazioni bellicose che si confrontano creando grandi città, grandi industrie, grande arte, amori e grandi guerre. – Odio e amore albergano ancora il cuore degli uomini – Borbottò tra se Rimosse di proposito dalla mente quei pensieri osservando come il chiarore della luna avesse mutato lo splendore amaranto della casa. – Oh luna, sorella mia – Sospirò – sarò mai capace di rinunciare alla gioia in cambio del più grande dolore? Tu taci e non mi sei d’aiuto, ma mi sarai testimone Il mattino successivo si svegliò di buonora per preparare la colazione per Frederick Holmes, l'uomo che si era assunto il compito di farle da padre, avrebbe portato con se nei campi, poi tornò di sopra e prima d’infilarsi nuovamente tra le coperte entro in punta di piedi in camera di Fred per svegliarlo. – Buongiorno dormiglione – Gli sussurrò dopo aver deposto un bacio sulla sua fronte Poco dopo, quando lo sentì scendere, si alzò per andare alla finestra a osservarlo attraversare il giardino e scomparire al di la degli alberi. – Buona giornata – Sussurrò tornando tra le coperte Quando si decise a scendere il sole era già alto in un cielo sgombro di nuvole e sebbene quel mattino fosse uno di quelli che tanto la innamoravano, quegli strani pensieri della sera precedente continuarono a velare il suo spirito di una confusa tristezza. Si recò nella stalla bofonchiando alla sua maniera, ma soltanto qualche ora più tardi, quando una brillante lama di sole le comunicò che erano da poco passate le dieci, sospingendo il carro con i contenitori del latte appena munto verso lo sterrato che collegava la proprietà con la statale 7, il suo stato d’animo sembrò aver riconquistato la sua normale serenità. Per un po’ la tentazione di abbandonare ogni cosa e di correre nella valle la obbligò a un doloroso autocontrollo. Rientrò in casa, salì di sopra a rifare i letti, ramazzò il pavimento, tolse un po’ di polvere qua e la, scese a riempire le brocche d’acqua nelle camere e quando ridiscese, dopo aver svuotato della cenere il fornello del camino, si recò nella rimessa per spargerla sul tino dov’era in ammollo il bucato. Dalla legnaia trasportò in casa i ceppi già tagliati ammonticchiandoli con cura accanto al camino e quando sentì giungere il furgone del latte, uscì nuovamente pronta a condurre le mucche al pascolo. Con la mano rispose al saluto dell’uomo del furgone, il quale, come sempre, avvolto in un foglio di carta gialla, le aveva lasciato un coloratissimo bastoncino di zucchero sui contenitori vuoti. Forse fu a causa dell’aria limpida di quel mattino, o per il tepore del sole o chissà per quale altro motivo, ma nella sua mente fece nuovamente capolino quell’impertinente e allettante desiderio di corse sfrenate e di capriole sull’erba già alta. Sgranocchiando il bastoncino di zucchero condusse gli animali nei campi sul retro della casa e per un po’ se ne restò sdraiata sull’erba a guardarli invidiando la loro libertà. – Ciao, – Gridò all’indirizzo della vetta più alta sulla quale indugiava ancora un manto nevoso – togliti quel bianco di dosso, non senti che è quasi primavera? (Era stato Fred a istruirla sul modo di riconoscere l’arrivo di quella stagione. Le aveva insegnato a decifrare un’infinità di piccoli e curiosi indizi, a riconoscere i profumi, i colori vellutati delle aurore e soprattutto quei mille nuovi modi di agire degli animali che la lasciarono decisamente perplessa. Ma il giorno che guardandosi nello specchio scoprì che i suoi seni erano divenuti più turgidi dell’ultima volta che li aveva osservati, accadde quello che Fred non aveva previsto; se ne scappò in lacrime da suor Mary obbligandola ad una lunga e paziente opera di persuasione per farle comprendere quel certo insieme di meccanismi che rendono diverso il corpo di una donna da quello di un uomo. E benché tutto ciò si concluse con sua piena soddisfazione sentimentale e la primavera rimase la stagione delle cose nuove, la sua preferenza l’aveva ormai assegnata al coloratissimo autunno, quando gli alberi cambiano il colore e le foglie trasformano i boschi, i villaggi e i giardini in luoghi di magia variopinti di giallo e marrone, rosso verde e arancio.) Nel tentativo di soffocare quel desiderio di libertà concentrò la sua attenzione sugli animali e per un po’ le cose sembrarono andare per il verso giusto, ma quando quella urgente necessità spirituale l’invitò alla trasgressione, con un balzo superò lo steccato e di corsa attraversò il vigneto salutandolo con un grido – Ciao! Non temere, torno subito Quando raggiunse la cima della collina si lasciò scivolare sull’erba senza più fiato e per un po’, nascosta dal fusto della quercia, rimase ad osservare i gesti antichi con i quali Fred curava la sua terra. Sentendo crescere in se il prepotentemente desiderio di raggiungerlo fu costretta a dominarsi e per evitare che potesse scorgerla a poltrire, invece d’essere alle prese con il bucato, lasciò l’ombra amica del grande albero per discendere dalla collina lungo il versante più scosceso. In basso seguì lentamente il corso del ruscello fin dove, allargandosi in un ampia curva, si riversava in cascatelle sonore. Per un po’ restò ad ammirare quella scena, poi, saltando in punta di piedi sulle pietre, che affioravano dalla superficie dell’acqua, passò sull’altra sponda. Presa dalla crescente gioia per quel senso di libertà e superato di slancio il tratto in ascesa, si arrestò a osservare l’alta vegetazione che ondeggiava frusciante alla spinta di una brezza leggera. Con pochi salti discese il pendio per immergersi in quel mare verde, ma fatti pochi passi si arrestò sorpresa di non avvertire la presenza degli animali della valle. Provò a lanciare alcuni richiami che rimasero senza risposta. E immaginando (A volte accadeva) che stessero giocando con lei riprese il cammino, ma più avanzava e più qualcosa dentro di se, simile a una sensazione dolorosa, sembrava volesse indurla a formulare pensieri assurdi. Dopo un po’ quello stato particolare finì per rimuovere ogni allegria, lasciando subentrare in lei una strana e amara impressione di colpa. – Accidenti a te Sara non potevi restartene a casa? – Borbottò ormai decisa a tornare indietro. Ma in quello stesso istante vide animarsi di fronte a se (O le parve di vedere) un quadro ben noto alla sua memoria; un bossolo temporale in avanzato stato di dissolvimento. Nella stessa frazione di tempo in cui un neutrino nasce e raggiunge la Terra, il modulo inibì i centri di controllo riversando su di se l’intera sua programmazione neuronica. – Guarda in che guai ti vai a ficcare. – Borbottò ancora lei cercando inutilmente di cancellare dalla mente il ricordo di quanto le era sembrato di vedere – A volte vorrei essere un albero Con poche mosse precise raccolse sulla nuca la lunga chioma nera per rinfrescare il collo intriso di sudore – Lo sai mia cara che sei un pessimo soggetto? Ma come puoi pensare di andartene in giro con tutto il lavoro che hai da sbrigare – Pronunciò sottovoce abbandonando nuovamente i capelli sulle spalle, proprio mentre il suo corpo si irrigidì prigioniero di una forza sconosciuta e lei avvertì, dopo un lieve sussulto, il suo cuore cessare di battere. Il suo corpo si piegò e lentamente scivolò sull’erba. Non avvertì il contatto con la terra, ma le venne di chiedersi se Fred la stesse cercando. – Cos’è Fred? – Chiese un suono stridulo alla sua domanda – Chi sei? – Domandò lei sorpresa – Sono il tuo colore – Rispose lo stesso eco – Oh si…ti vedo… Sei lo stesso che vidi in Fred – Voi avete un unico colore – Tu sei la mia anima? – Non so cosa sia anima – Cosa ne è stato del mio corpo? – È laggiù, puoi vederlo – Quella sono io? Che buffo modo ho di dormire… Ma com’è possibile ch’io dialoghi con te se tu sei me? – Accade quando non si è del tutto distaccati dalla condizione umana – Intendi dire che sto perdendo la vita? Ne seguì soltanto un profondo silenzio. – Posso riavere il mio corpo? – Riprese Sara – Non ne hai più bisogno – E allora come faccio a tornare da Fred? – Vorresti tornare? – Io debbo! Non posso lasciarlo… Ehi colore! – Si? – Cos’è questa vibrazione che sento crescere in me? – Stai per inserirti nell’infinito – Ed è bene? – È bene – No, non è vero, è Fred che mi chiama – È soltanto un ricordo. Abbandonalo! Improvvisamente l’immagine del vecchio contadino che la sollevava tra le braccia per immergerla nel tino colmo d’acqua e sapone colmò il suo spirito – Ti sbagli colore, Fred non è un ricordo – Sussurrò – Ti ha fatto questo? – Chiese il colore – Quella volta me la combinò davvero grossa, ma imparai a non temere l’acqua – Devi abbandonare ogni suo ricordo – Ehi non scherzare, io non voglio abbandonare proprio nulla – Nulla ti trattiene – Beh, io dico che se non mi sbrigo a tornare a casa sono guai. E se non mi credi stammi dietro – Abbandonati al tuo colore, ora è questa la tua condizione – Ma che cavolo dici! La mia vita è Fred – Il tuo momento è arrivato – Io posso morire soltanto se Fred dovesse lasciarmi… Ti prego Fred aiutami!... – Nessun può udirti, tu non hai più voce – Sai una cosa colore? Tu ne capisci ben poco di amore – Abbandonati, nessuno potrà aiutarti – Vuoi smetterla… Fred saprà trovare la strada per raggiungermi – Non può – Ti prego Fred prendimi ancora per mano – Non può – Ssst, fai silenzio, non voglio parlare con te! Quel barlume di personalità che ancora viveva in lei lottò disperatamente per ricostituirsi in un'unità pensante. Gridò, urlò, pianse e pregò e a un tratto il colore si spense abbandonandola in un buio silenzioso. Seguirono attimi di confusione, dolore, rimpianto, incompletezza e improvvisamente tornarono tutti i suoi ricordi. Il primo segnale le giunse dal modulo che, restituendole calore, le permise di scorgere nel buio tutti i colori dei suoi tramonti e improvvisamente milioni di dolorosissime fitte le segnalarono il ripristino del ritmo cardiaco. Il modulo mantenne costante il valore del plasma fin quando le pulsazioni non si stabilizzarono, quindi lasciò a lei il compito di normalizzarne il metabolismo. Pian piano avvertì il suo corpo riacquistare il vigore perduto e mentre il frastuono del sangue si diffuse nella sua testa con il boato d’una cascata, anche il respiro riprese regolarmente facendole bruciare i polmoni. Provò a distendere le gambe che si mossero riluttanti alla volontà di cui disponeva. Cautamente socchiuse gli occhi e quando a una tremula luce riflessa dal soffitto distinse la sagoma di Fred, sentì tutta la stanchezza del mondo pesarle sulle palpebre. Quando uscì dal sonno la stanza era silenziosa e soltanto il riverbero delle fiamme nel camino davano vita alle ombre riflesse sul soffitto. Poggiando un gomito sul cuscino si sollevò ascoltando i suoni della notte che giungevano attraverso la finestra aperta. – Fred, – Sussurrò mentre lui si volse a guardarla – dobbiamo fare qualcosa – Stai giù, non affaticarti – Mormorò lui raggiungendo il letto – Ho da dirti una cosa – Puoi farlo stando distesa – Non ho più dubbi, quello che ho visto l’ho già veduto – Va bene, ne parleremo domani… Ora distenditi e riposa – Mormorò lui ricoprendola con le coperte – Ascoltami, – Insisté lei – ciò che ho visto è il Potere Oscuro Appena pronunciate quelle parole le fiamme cessarono di schioccare e l’aria parve farsi di ghiaccio. – Cos’è il Potere Oscuro? – Chiese lui sedendo sul letto – È quanto di più brutto possa esistere e sta attirando sulla Terra tutto ciò che c’è di cattivo nell’universo – Cosa vuole da noi? – Da te nulla, lui vuole me. – Continuò lei – E io sciocca che non avevo capito… Tutte queste guerre, questo immenso dolore che sconvolge la Terra – Tu devi avere la febbre – Ti prego Fred, non scherzare – Va bene, ma ora calmati. Quando ti sarai ripresa mi parlerai del Potere Oscuro – No, devi sapere subito… Ho sbagliato a non parlatene prima… Lui è la cosa più atroce che esista in questo universo – Può farci del male? – Lo ha già fatto, ed ora sta guidando le sue legioni sulla Terra Fred la trattenne impedendole di sollevarsi – Va bene, alla Terra penseremo domani, ora quella che mi interessa sei tu – Non puoi neppure immaginare quanto sia avanti nella sua opera. Tra poco più di un anno il presidente di questa nazione compirà un gesto inaudito – Roosevelt è una persona con le testa sulle spalle – Non sarà lui l’uomo che userà la forza dell’atomo per annientare migliaia di vite umane – Se ti riferisci al progetto Manhattan puoi stare tranquilla, uno degli scienziati è mio amico e al momento quell’arma è inutilizzabile. Perché hai detto che non sarà Roosevelt? – Non sarà lui l’uomo che utilizzerà quella messa a punto dal Potere Oscuro – Intendi dire che c’è un altro ordigno a fissione nucleare? – In Germania ci sono due cellule al plasma – Cos’è il plasma? – È l’elemento base di questo universo e lui è in grado d’innescare la mutazione molecolare e ridurre questo pianeta in una pallina più piccola di una mela – Non dire fesserie. Sarebbe uno scherzo di cattivo gusto… e si può evitare? – Il plasma non è presente sulla Terra e non può essere ancora riprodotto in questa parte di universo, ma lui può trasportarlo fin qui – Si può evitare? – Forse, ma quegli ordigni possono essere usati anche come armi a fissione nucleare… E se non vorrete scoprire l’essenza vera del male dovrete intervenire su chi guida il progetto. Dovrete riuscire a fermarli o sarà difficile tornare indietro – Conosci le regole, a un essere normale non è permesso intervenire – Potrei elencare un bel numero di volte in cui lo avete fatto – Beh… ma non abbiamo mutato il corso degli eventi – Bugiardo! Non fu un uomo normale a guidare la mano di Bruto? – Sarebbe accaduto comunque – Non lo nego, ma anticipaste i tempi – Fu per salvare migliaia di vite – E nel Luglio del 1863 non foste voi uomini normali a rovesciare le sorti della battaglia di Gettysburg? – Fu per lo stesso motivo – E chi è l’uomo che renderà libero lo stato indiano? – Quelle ingerenze hanno risparmiato molti lutti. In quanto a Gandhi egli... – Ssst, no, non devi darmi alcuna spiegazione – Ad ogni modo, seppure riuscissero a utilizzare quelle armi, non potrebbero distruggere l’intero pianeta – Anche se si trattasse di un solo uomo io ne soffrirei – Cosa centri tu? – Il Potere Oscuro è qui per me – E allora? – Dio mio Fred, ma cosa ti accade? Non capisci che questo è l’inizio? È così che lui ha distrutto moltissimi altri pianeti – Non riuscirà a distruggere la Terra – È già accaduto prima che altri come me scendessero su questo pianeta. Fosti tu a raccontarmi la leggenda di Terra e Amore? Ricordi? – È soltanto una leggenda – Può darsi, ma somiglia tremendamente a una storia vera – È la verità? – Chiese lui divenendo serio – Tu mi domandi troppo spesso se quello che dico è la verità. Eppure mi conosci, dovresti sapere che a te non mentirei mai – Può essere fermato? – Già una volta sono riuscita a scacciarlo, ma non a salvare dalla distruzione Eras… un mondo meraviglioso – Puoi batterlo? – Prima di scendere sulla Terra ero in grado di farlo, ma ora non ne sono più sicura. Oltre a me lui è l’unico essere che può competere con l’infinito. Con lui abbiamo dominato, è stata l'arma migliore che la mia razza abbia saputo costruire – Foste voi a crearlo? – Lo creò la nostra tecnologia su un modello proposto da chi allora era in grado di contattare l’entità guida – Cos’è l’entità guida? – Non posso darti una risposta, non l’accetteresti – Tu provaci – Alcuni degli abitanti del nostro mondo erano in grado di entrare in contatto con un’entità al di la di ogni comprensione umana – Che genere di entità? – Puoi chiamala Dio o con qualsiasi altro nome vuoi. Io posso soltanto dirti che ora quell’entità è sulla tua Terra Per alcuni istanti tra loro vi fu un profondo silenzio, poi lui sembrò voler spezzare quello stato di quiete – Cos’era quell’arma e quali compiti gli furono assegnati? – Chiese – Lui fu creato a somiglianza dell’entità che permeava l'infinito e fu dotato di poteri che lo resero simile a un Dio. Inizialmente il suo compito fu di difendere il mio popolo dalle invasioni, ma quando comprendemmo di quali poteri disponeva fu riprogrammato e impiegato a svolgere altri servizi. – Quali? – Posso dirti che la migliore delle doti di cui fu fornito fu quella di dare la morte. Con quell’arma riconquistammo quanto ci era stato tolto, ma quando tornammo a dominare l’intero sistema egli ci sfuggì divenendo il nostro più inflessibile nemico – Per quale ragione? – Suppongo a causa della nostra stupidità. Eravamo così presi della nostra grandezza che non ci rendemmo conto che nel frattempo non soltanto aveva acquistato una sua identità, ma intuì chiaramente che stavamo per renderlo mortale – E non provaste a rintracciarlo? – Fu tentato l’impossibile, ma ormai le sue capacità erano al di la di ogni nostra possibilità – Anche della vostra entità guida? – L’avevamo persa Fred, non era più con noi – Ma tu... – Io sono giunta miliardi di secoli più tardi – Puoi dirmi cos’è per te quel contatto? – Certo che posso, ma tu devi promettermi che non penserai a me come a un mostro… Quel contatto è luce, è calore, è bene – Cos’è che ti fa credere che lui voglia te? – Quando sfuggì al nostro controllo fummo costretti a trasformare la nostra condizione fisica in uno stato di vita energetica. Ma la cura fu ancora peggiore della malattia, poiché quella condizione ci precluse la capacità di procreare – Eppure un giorno tu sarai madre – Quando mi fu imposto questo corpo non ne fui felice, ma poi tu mi hai insegnato ad amarlo e a rispettarlo, ed io ora vorrei non doverlo più abbandonare – Nessuno ti obbliga – E invece si… E tu lo sai benissimo Lui annuì in silenzio. – Perché debbo essere io ad affrontarlo… Io voglio vivere – Un giorno troverai quella risposta – Certo, ma quel giorno perderò te – Credi che lui ti abbia riconosciuta? – Chiese Fred provando a interrompere l’argomento – Forse. Una delle sue regole è quella d’iniziare il possesso utilizzando la paura. Quella è la porta attraverso cui inizia il possesso di un essere dotato d’intelligenza – Tu hai avuto paura? – No e questo mi preoccupa, non avrebbe dovuto colpirmi – Ad ogni modo ne sei uscita fuori – Il tuo ricordo è stato più forte della mia morte. Tu mi hai preso per mano forzando la mia volontà – Ho soltanto trasportato il tuo corpo in casa – Un giorno mi sarà dato sapere quanto ti devo e allora temo che dovrai sopportare in eterno la mia gratitudine – Beh… se ti interessa saperlo non sarà un sacrificio – Disse lui tentando una battuta di spirito – e per dimostrarmelo comincia ad essere più cauta… non vorrai farmi prendere un colpo, vero? – Hai ragione, sono stata imprevidente. Mi ha colta nel momento in cui avevo l’animo colmo di dolcezze. Oh Fred! La tua Terra è così bella Fred sorrise scuotendo il capo – Hai già pensato a cosa fare? – No, ma dovrò farlo, non posso rischiare che questa guerra che da anni divide gli uomini distrugga il pianeta – Non è cosa che ti riguarda – Mi riguarda e come. Hai mai pensato se qualcuno dei tuoi amici abbia già perso la vita a causa di tutto questo odio? Il volto di Fred assunse un pallore mortale e lei, notandolo, saltò sul letto abbracciandolo – Oh mio Dio scusami! Tu non hai alcuna responsabilità, non volevo rattristarti. Ti prego, perdonami, non volevo che tutto ciò coinvolgesse la tua gente, ma ti prometto che farò di tutto per farla cessare, dovesse costarmi la vita. Nell’aria della stanza si percepiva l’incombenza d’una minaccia, Fred si staccò dal suo abbraccio avviandosi alla finestra. Sollevò appena la tenda guardando fuori e dopo pochi istanti, quando i suoi occhi si furono assuefatti al chiarore della luna, gli parve di vedere un ombra muoversi tra gli alberi e il piccolo cancello di legno aprirsi e chiudersi senza il minimo rumore. A conferma di non aver sognato da basso giunse il rumore attutito di cavalli condotti furtivamente per il viale – Fred! – Sussurrò Sara Lui si volse e con un dito sulle labbra le impose il silenzio. Intuendo cosa stesse accadendo Sara assunse il controllo della mente di Fred, creando nei suoi ricordi l’abituale scena di una notte qualsiasi. Quindi, dopo aver distorto lo spettro ciclico del tempo, operò l’aggancio con le tre figure a cavallo che lentamente si avvicinavano alla veranda. Una di loro scivolò a terra nel silenzio più assoluto e, mentre le altre rimasero in attesa come ombre di pietra, salì i gradini scomparendo al di sotto della tettoia. – Non è lui – Comunicò Sara Fred si voltò provando un leggero senso di vertigine e prima che potesse aprire bocca Sara lo raggiunse nuovamente con un segnale mnemonico – Non impressionarti non sei ubriaco, quella vertigine è dovuta al contatto della mia energia. Il modulo sta saggiando i tuoi limiti… mi autorizzi a collegarti a lui? Fred annui semplicemente – Non preoccuparti, nessuno può intercettare questo contatto – Cosa accadrà? – In apparenza nulla di straordinario. Riceveranno immagini di umani che dormono… e tu non dovrai avere paura – Sussurrò prendendo tra le sue una mano di lui – Ora dovrò tradurre i loro schemi e avrò bisogno di qualche minuto di tempo. Sta tranquillo, fin quando ci saranno fiamme nel camino non tenteranno di entrare in questa stanza. Sono esseri che non gradiscono la luce. Mi raccomando non forzare il controllo del modulo, resta calmo, più tardi ti spiegherò Trascorsero più di due ore prima che Sara concludesse la sua prima battaglia terrestre e furono ore in cui ogni uomo o animale, ogni foglia, ogni filo d’erba, ogni goccia d’acqua visse in paurosa attesa. Un attimo di eternità in cui ogni cosa parve rimanere sospesa tra la vita e la morte. Anche la casa parve aspettare trattenendo il fiato. Poi, d’un tratto, la figura sulla veranda si mosse e alla porta risuonò un colpo, non molto forte, ma energico. – Tentano di svegliarci – Gli comunicò Sara esercitando una leggera pressione sulla sua mano – Non sarà difficile trarli in inganno, ma tu dovrai fare esattamente quanto di dirò. Tra alcuni istanti muterò il tuo stato di sonno e ti sveglierai, ma fai attenzione, dovrai essere il più confuso possibile. Preoccupati degli animali nella stalla e di quanto avremo da fare domani, ma per carità non pensare assolutamente a me. Questa notte dovrò essere la cosa meno importante del mondo. Hai capito Fred? Sarai capace di nascondere i tuoi sentimenti? – Spero di si – Perdonami, ma non possiamo rischiare – Leggeranno la mia mente? – Puoi giurarci, ma non te ne accorgerai. Usano tecniche che non conosci… e ora debbo chiederti una cosa molto importante… debbo cancellare il mio ricordo dalla tua mente – Non provarci neppure - disse lui scuotendo il capo – Oh Fred, neppure io desidero abbandonarti, ma potresti non farcela – No! – Reagì lui a voce bassa – Neppure immagini di quale potenza dispongono – Non ha importanza… tu non esci dalla mia mente – Ne va della tua vita – E tu credi che potrei vivere senza i ricordi di mia figlia? – Oddio… finalmente l’hai detto… – Sussurrò lei scoppiando in un pianto silenzioso e carezzandogli il volto – e ora che ho ritrovato mio padre non voglio perderlo – Sta tranquilla, non mi perderai. – Ancora una raccomandazione, niente paura o sei morto e questo non potrei proprio sopportarlo. Trascorse ancora del tempo e quando in lontananza un gallo cantò, annunziando che stava per giungere la fredda ora che precede l’alba, le tre figure scomparvero. Come ogni mattina, quando ancora il sole non aveva illuminato la loro terra Fred e Sara uscirono di casa per recarsi nella stalla. Il cielo era sgombro di nuvole e un fastidioso vento, che aveva preso a soffiare da Nord, rendeva l’aria pungente. Via, via che le ore passarono il cielo mutò il suo aspetto coprendosi di nubi scure, il sole iniziò a languire e il vento, cambiata direzione, sembrò rinforzare spazzando con impeto la campagna. Allarmato per quella insolita violenza Fred lasciò la stalla per recarsi a rinforzare le strutture delle serre e quando più tardi Sara lo raggiunse lottò al suo fianco contro il vento per il resto della giornata. Quando la luce del giorno iniziò a scemare il vento cadde di colpo e un’aria fin troppo calma lasciò presagire probabili rovesci di pioggia. Sistemate le ultime cose ripresero la strada di casa attraversando il meleto in cui si era già addentrato il crepuscolo. – Credi che pioverà? – Chiese Sara – È probabile, c’è troppa calma. Non vedo l’ora di rientrare – Sei stanco? – Ho fame, cosa si mangia stasera? – C’è poco da scegliere – Non dirmi che siamo di nuovo all’asciutto? – No, ma è tardi per preparare qualcosa di caldo – Ne avrei proprio bisogno – Vuoi preparare le tue bistecche? – Perché no – Non abbiamo brace – Santo cielo, ma tu ce l’hai proprio con me – Va bene, stasera si mangia carne – Borbottò facendo una piroetta su se stessa L’oscurità li colse a ridosso del piccolo vigneto, ma ormai erano al sicuro. Sara accese il fuoco nel camino dabbasso e prima di salire a sistemare quello nelle loro camere preparò la carne sulla griglia lasciando a Fred il compito di controllarne la cottura. Discese quando il profumo della carne arrostita dilagò verso l’alto e come al solito iniziarono a discutere del più e del meno, ma principalmente del vento e dei danni che aveva causato. Dopo cena Fred sedette davanti il fuoco con la sua pipa stretta tra i denti e lei, com’era solito fare, si sdraiò sul pavimento con il suo gatto sul seno. – Ho l’impressione che stasera non avremo visite – Ti sbagli Fred, – Lo interruppe lei – sono nuovamente in giardino – È probabile che siano tornati perché non sono certi della loro prima analisi. – Quale sarà la mia condotta questa sera? – Continua pure a fumare, al resto provvederò io – Posso tornare ad averti nei miei pensieri? – Non ancora, scusami Trascorse una buona mezz’ora in un silenzio rotto soltanto dai rintocchi della pendola che continuava a segnare ogni quarto. – Fred! – Lo contattò mentalmente lei – Ora dovrai andare nella stalla come tutte le sere. È necessario che tu lo faccia. Insisti perché venga anch’io, ma non passare dall’interno, fai la stessa strada di ogni sera, prima chiudi il fienile e poi vai nella stalla, hai capito? Bene, un’altra cosa, quando usciremo cerca di essere il più naturale possibile, sono sulla veranda. Tu non potrai scorgerli, ma loro sono sulla veranda e sta pur certo che ci osserveranno attentamente. Se ti parrà di sentire un contatto non sorprendertene, dai la colpa alla stanchezza, ma niente paura. Ti ho detto cosa potrebbe accadere Svuotando la pipa sulla brace Fred si rivolse a lei con voce stanca – C’è d’andare nella stalla. Vieni con me? – A fare cosa? – Quello che avremmo dovuto fare e non abbiamo fatto per via del vento. Dai, andiamo – Accidenti Fred, sono stanca morta – Ehi! – Fece lui sorpreso – Anch’io sono stanco, ma dobbiamo farlo – Sono stanca – Piagnucolò Sara – Alla tua età il sottoscritto lavorava come un mulo – Bella forza tu sei un uomo e io un ragazzina – Dai sfaticata! – Fred sono a pezzi e forse ho anche un po’ di febbre – Ecco fatto! Ci mancava soltanto che ti ammalassi. Okay vado io! Ma non pensare di scansarti il lavoro di domani con quella scusa. Febbre o non febbre domattina si va nei campi, intesi? – Ma sto male sul serio, mi duole la pancia – Da quant’è che non prendi una bella purga? – Ma che cavolo dici? Io non ho bisogno di nessuna purga – Scattò lei – Due buoni cucchiai d’olio e tutto tornerà a posto. Ora vai pure a letto, passerò dopo a lubrificarti il pancino – Due buoni cucchiai? Ma neanche per sogno, io sto benissimo e vengo con te nella stalla – E il tuo mal di pancia? – Passato! – Uhm, l’ho sempre detto che devi avere qualche rotella fuori posto. Il cortile era completamente al buio e la luna, che prima s’affacciava tra le nubi, era scomparsa lasciando il cielo preda di una oscurità impressionante, giacché anche le stelle, a causa del vento che aveva ripreso a soffiare, sembravano essersi allontanate. Nella stalla furono accolti dai lamenti degli animali impauriti dal fracasso causato dal vento e per tutto il tempo che vi rimasero Sara badò che nessun dei loro gesti risultasse differente da quelli che abitualmente compivano. Com’era sua abitudine fu molto loquace, raccontando di una vecchia storia che ebbe con Queen Sheba, la mucca più anziana, il giorno che provò a saltarle sulla groppa. Rientrati in casa, dopo aver augurato la buona notte a Fred e averlo invitato a mantenere accesa la lampada nella sua camera, Sara si distese sul letto senza svestirsi. Attese con ansia che Fred si decidesse a salire, ma soltanto quando udì il suo respiro divenire pesante che sentì il suo spirito calmarsi, come se quel fatto puramente fisiologico fosse la porta capace di escluderlo dalle brutture che sarebbero potute accadere. Si distese rilassandosi completamente, aprì la mente al contatto che il modulo stava operando con gli schemi dei tre esseri all’esterno. Erano tutti identici, ignobili figure subumane, pronte a intercettare il minimo segnale di paura per dare inizio al processo di possesso psichico. Elaborate le equazioni ricevute dal contatto il modulo segnalò l’assenza di ogni connessione dei tre con gli schemi del Potere Oscuro. – Non sono in contatto – Segnalò – Cosa vuol dire non sono in contatto? – Chiese – Non risulta che vi siano emissioni di energia modulata Non del tutto convinta Sara stava per emettere la sonda che avrebbe danneggiato gli schemi mentali dei subumani, quando il modulo, registrando la presenza di lui nella camera, neutralizzò ogni sua reazione impedendo alla parte midollare del surrene di secernere l’ormone e dopo aver sospeso parzialmente l’attività dell’encefalo, rallentò il ritmo cardiaco e quello della respirazione ponendola in uno stato di sonno profondo. Quindi, prima di scomporre la sua immagine molecolare, operò la modifica delle radiazioni cicliche subatomiche dell’ossigeno nelle tre proiezioni dello spettro. Superata la prima fase d’emergenza controllata dal modulo, Sara riprese il controllo della situazione correggendo, di volta in volta, le alterazioni che lui provocava nel potenziale elettrico della sua mente. I primi dati che ottenne si rivelarono di difficile interpretazione, ma quelle difficoltà divennero ben presto preoccupazione quando la sua sonda, una volta penetrata nella sua mente alla ricerca di tracce emotive, non rispettò le procedure avvalendosi di schemi assolutamente alieni. Da quel preciso istante per Sara iniziò una lotta silenziosa, paragonabile a quell’intreccio di mosse e di contro mosse che un giocatore di scacchi compie, mentre arroccato in difesa prepara la trappola. Nel frattempo, l’energia che lui usava per forzare la mente di Sara, venne mutata dal modulo in milioni di risposte chimiche, le quali, trasformate in melatonina, lo costrinse a diversificarne continuamente le frequenze. Quella lotta mortale, oltre che creare nella stanza turbolenze elettriche inimmaginabili, scompose gli atomi dell’ossigeno che illuminarono la stanza di una colorazione cangiante. Lo scontro proseguì per un tempo lunghissimo nel massimo silenzio, poi, improvvisamente, lui comparò i segnali modulati della mente di Sara arrestando l’emissione energetica e ponendo la sua sonda in stato di assorbimento psichico. Sfortunatamente per lui, altrettanto veloce scattò la trappola preparata da Sara, che ponendo in falling–out lo status operativo dei tre subumani sulla veranda, lo costrinse a riprendere l’emissione per correre ai ripari. Soltanto una frazione millesimale di secondo più tardi lui si rese conto del tranello in cui era caduto, ma ormai la sua sonda aveva assorbito una carica di energia modulata pari ad oltre cinquanta milioni di Mvoltamper terrestri. – Shah mat! – Sussurrò Sara con voce roca quando tutto ebbe termine in una silenziosa implosione Distesa sul letto Sara attese che il modulo le proponesse una nuova emissione ciclica, poi, esausta, si abbandonò al pianto. Più tardi, quando il pianto si placò e sedette sul letto, osservando come il chiarore della luna ora sembrasse più umano, avvertì tutta la stanchezza pesarle sugli occhi. Trascorsero alcuni minuti in un silenzio irreale, poi, quando la mente la pose in una condizione vigile tra il sonno e la veglia, le apparve il volto di lui, reso lungo da profonde rughe simili a cicatrici scavate da insonnie ostinate. Quel volto alabastrino, che il chiarore della luna denudava risaltandone l’odio e l’intelligente rancore, era un insieme di atroci memorie, d’un amore tradito e d’un eterno viaggio. Pensieri veloci le solcarono la mente. – “Chi sei tu? Dio? – Oh no, non dirlo, non voglio saperlo, ho troppa paura” Fu una notte di sonni brevi e di risvegli affannosi, di smaniose veglie colme di pensieri angosciosi e di verità assolute e quando al mattino aprì gli occhi, cosciente d’aver vinto un’altra battaglia, sentì d’aver perso qualcosa di molto importante. All’esterno il vento sembrava essersi placato e il sole, che già vivido rifletteva i suoi raggi attraverso la finestra, dipingeva la camera di una luce bianca e oro pallido. Udì Fred che di sotto fischiettava come un albero carico di uccelli. Si vestì controvoglia e benché la mattina fosse limpida e serena e il cielo tinto d’un azzurro immacolato, provava in se una profonda tristezza. Si affacciò alla finestra e in un rituale che da anni si ripeteva ogni mattina, volse lo sguardo verso la sommità della collina. In un fulmineo flashback le tornò il ricordo di Eras e delle spietate parole che lui sussurrò con quella sua voce a volte lugubre e profonda e a volte fine e stridula “Guardale Sara, ricorda le stelle, così lucenti, garrule e belle. Perché è nella notte ch’esse morranno quando il sigillo le mie mani apriranno. Allor sulla vita leverò la mia mano rendendola vizza in un corpo inumano, ove piombare il suo sonno in eterno, negandole gioia e amore materno” Mentre Sara scendeva le scale dovette forzare la mente per abbandonare il sogno. Fred era nella sala, intento a sistemare la legna accanto al camino e sentendola scendere si voltò togliendosi la pipa dalle labbra – Buongiorno! Non hai appetito stamani? Lei annuì sorridendo – Ciao! – Mormorò aggrappandosi al suo collo per deporre un bacio sulla sua fronte – Prenderò un po’ di latte – Sarà freddo ormai – Non fa nulla. Ho tardato a prendere sonno In cucina si versò il latte in un bicchiere e tornò in sala sedendo sul pavimento accanto la cesta del suo gatto – Non hai più la tua tazza? – Domandò Fred – Non mi sento di mangiare – Rispose lei con un sorriso sulle labbra – Allora? Non hai nulla da dirmi? – C’eri anche tu, no? – No, purtroppo mi sono addormentato come un’imbecille – Non hai alcuna responsabilità in questo, è stato il modulo che ti ha imposto il sonno. Cosa vuoi sapere? – Avrei bisogno di un milione di risposte, ma forse è meglio se inizi dal modulo. Cosa accidenti è? – Mi domandavo se me lo avessi mai chiesto – Beh, ora l’ho fatto – Allora dovrai credermi sulla parola, non è facile parlarne e tantomeno comprendere – Tu provaci, da parte mia hai tutta l’attenzione – Nei tuoi ricordi esiste questo termine? – Si, ma è un termine al quale non abbiamo saputo dare un senso preciso, se non quello riportato dai dizionari – In pratica è il termine che il mio popolo assegnò a una precisa unità anatomica che risiede in un’area dell’organo di pensiero – Riguarda soltanto gli esseri umani? – No, è un attributo che appartiene a qualsiasi forma d’intelligenza. In questo universo esistono razze che non hanno nulla dell’aspetto umano, ma non per questo sono meno intelligenti – Vai avanti – Nell’uomo è collocato nel fondo della scissura traversa del cervello. Precisamente nella regione diencefalica a ridosso del terzo ventricolo, ed è talmente minuscolo da essere sfuggito agli scienziati della Terra per moltissimi anni. In realtà è una piccola glandola che chiamate “Glandola pineale”, ma sebbene si comporti come tale non è una vera glandola – Quello sarebbe il modulo? – Sei sorpreso? Ma racchiude in se una quantità di leggi incredibili. Nella sua struttura molecolare la natura ha provveduto a registrare la totale conoscenza delle leggi universali – Un archivio – In un certo senso può essere considerato un banco di memorie a cui si può attingere quando se ne senta la necessità – Come? – Qui cominciano le difficoltà. Non è possibile avere un contatto cosciente con il modulo se non attraverso la sua energia – E cosa accade? – Lo hai visto con i tuoi occhi – I tuoi poteri nascono da quell’organo? – I miei poteri sono il risultato dell’elaborazione di quelle leggi – E' un fattore ereditario? – Assolutamente no, almeno per gli uomini di questo pianeta – Mentre sul tuo pianeta lo è – Si, in un certo senso, poiché ci creò soltanto guai. E quando l’impero crollò la nostra gente fu ridotta a brandelli nel tentativo di carpirne i segreti – Tutti hanno le tue stesse capacità? – No, possono disporre di una frazione infinitesimale della mia potenzialità – Quindi tu e lui siete simili… ma come accidenti si chiama… gli avrete dato un nome! – Ameth! Al pronunciamento di quel nome la stanza sembrò farsi silenziosa. – Cos’è per te il modulo? – Domandò Fred per rompere il silenzio che si era fatto – È la mia mente, – Rispose lei parlando a voce bassissima – la mia voce, il mio corpo, è il mio sesto senso, il mio terzo occhio, i miei sentimenti – E tu cosa credi di essere per lui? – Vorrei non essere semplicemente il veicolo di cui si serve – È davvero tanto grande quella potenza? – Non puoi neppure immaginare quanto immensa sia la potenza che scaturisce da quelle leggi. A volte ne ho paura io stessa – Come si manifesta, voglio dire, cosa si prova? – Non esistono termini in grado di esprimere quelle sensazioni, ma se dovessi fare un paragone direi che somiglia al sentimento che provo per te – Perché non ci provi? – Sei un figlio d’un cane lo sai, vero? – Mormorò lei abbassando gli occhi – Si lo so, ma tu continua – Va bene, l'hai voluto tu… Quando dico di volerti bene o di essere felice, esprimo soltanto un’emozione e non ciò che accade ai meccanismi del mio corpo. La felicità o l’amore sono soltanto alchimia prodotta dalla nostra energia vitale. Immagina di dover descrivere qualcosa senza limiti, quali parole sceglieresti? – Anche il cielo non ha limiti, eppure è facile descriverlo – Ciò di cui parlo è qualcosa di cui non conosco i limiti Fred… parlo del mio sentimento per te. Scosso come se fosse stato percorso da un flusso elettrico Fred annuì lentamente, poi tornando a guardarla chiese – Sei d’accordo se cambiamo argomento? Ora desidererei sapere cos’è accaduto questa notte? – Non lo immagini? – Ho paura di si, ma vorrei conoscere i particolari – Preferirei che continuassi a non sapere, ma non sarebbe giusto. Ora mi collegherò con le tue cellule cerebrali Sorridendo Fred si dispose al contatto, ma via via che avanzava nella conoscenza il sorriso sembrò morirgli sulle labbra. – Hai paura? – Domandò Sara – Cos’è Ameth? – Una volta non era soltanto un essere composto da un amalgama di elementi biologici e tecnologici, ma la nostra arma migliore – Un essere cibernetico? – No, lui fu concepito come concetto. Conosci nulla degli studi di Heisenberg? – Qualcosa – Lui ha introdotto l’umanità in un campo che vi porterà lontano, ma fino a allora il concetto rimarrà quello di riconoscere un limite alla conoscenza di un fenomeno – Tu non sei un concetto, vero? – No… se ti riferisci al fatto di essermi espressa affermando di essere simile ad Ameth Fred annuì prima di chiederle – Allora cosa sei? – Non vorrei scuoterti più di così, ma per un attimo prova a pensare a me come… – …il bene e il male? – La interruppe lui – Pressappoco… ma ora ciò che importa è aver scoperto che in lui c’è qualcosa che sta mutando – In bene o in male? – Ne l’uno ne l’altro, sta soltanto tentando di somigliarmi – Allora è in bene Lei sorrise e scuotendo il capo mormorò – Sei incorreggibile! Questo suo mutamento riguarda soltanto il suo aspetto? – No, non si tratta soltanto di esteriorità, lui sta mutando la sua struttura molecolare in qualcosa che non sono riuscita a comprendere – Da cosa lo hai dedotto – Non è stato difficile… Ognuno di noi, assegnato a compiti temporali, conosce alla perfezione il suo quadro sinottico, ed è giusto che sia così, altrimenti non sarebbe in grado di prevedere le sue mosse – E ora invece non è più possibile? Lei annuì sorridendogli – Egli sarebbe dovuto rimanere nella logica dei suoi schemi e invece non è più l’essere con cui mi scontrai su Eras. Qualcosa di lui sta degradandosi, è più vecchio, più maturo. Ora usa schemi comportamentali che non erano nelle sue celle e se non mi sono sbagliata, ora conosce l’esistenza del modulo e sa come cercarlo – Possiede il modulo? – No, ma in teoria potrebbe averlo – Quindi potrebbe servirsene? – È assai improbabile, il modulo non è soltanto una parte dell’organo pensante, in esso vi è l’essenza della vita, la possibilità di creare… E creare non è un atto formale, è cedere la propria energia, è la scintilla che innesca il processo di modifica nella struttura dell’infinito… Ed egli non può cedere la sua energia perché non ne possiede una sua – Allora che genere di vita conduce? Cosa lo sostiene? In lui deve pur esserci un qualche tipo di energia – La sua vita è concettuale, non ha nulla che possa innescarla, può soltanto alimentarsi con ogni tipo di energia, inclusa quella prodotta da collassi stellari, ma deve farlo ininterrottamente se non vuol cessare di esistere – Poco fa hai detto che ti è sembrato più vecchio, cosa volevi intendere in realtà? – Quello che hai compreso, egli non si alimenta più – Cosa te lo fa credere? – Quando è entrato in me non si è limitato al controllo della mia natura, ha cercato qualcosa di eterogeneo – Avrei fatto la stessa cosa anch’io – Certo, ma in te esiste la scintilla della vita che lui non ha. La sua mente dovrebbe funzionare secondo la logica preregistrata nei suoi schemi e i dati in suo possesso non avrebbero dovuto consentirgli quell’insieme di stati illogici… No, lui ha voluto che sapessi – Ma se non ha agito secondo i suoi schemi, cosa può averlo guidato? – Non lo so Fred e se penso che si è fatto sorprendere con le sonde in fase di assorbimento... Non doveva essere così – Perché? – I suoi poteri sono praticamente illimitati, ma non poteva contare che su stimoli imposti. Non gli è stato concesso pensare – A sentire te invece ora sarebbe in grado di farlo – Deve essergli accaduto qualcosa di eccezionale se è stato capace di modificare questa condizione – Potrebbe cessare di esistere? – In teoria senza alimentazione dovrebbe essere così… ma ora lui possiede qualcosa che lo alimenta autonomamente… un’entità simile a una coscienza umana… Dio mio sono pazza! Non gli è stata data un anima. Sarebbe stato illogico concepire un simile mostro e dotarlo di sentimenti, non ti pare? – Le tue sono soltanto congetture? – Commentò lui dopo un attimo di silenzio – Cosa vuoi che ti dica… Ora non sono più sicura di nulla – Ammettiamo che per qualche strana ragione sia riuscito a dotarsi di una coscienza così come la conosciamo noi, non credi che lo porrebbe in conflitto con i fondamenti della sua struttura mentale o di quello che accidenti ha nella zucca… e avviarlo irrimediabilmente verso la fine? – Potrebbe aver superato quel conflitto avvalendosi di un aiuto esterno – Credi che qualcuno possa averlo aiutato? – Perché no? Io sono riuscita a superarlo grazie a te. Ricordi i miei primi tempi nella tua casa? Quando tu eri nei campi e io combattevo la mia battaglia per non impazzire? – Sussurrò lei guardando lontano – Beh, in realtà non sono mai stata sola, tu eri sempre nella mia mente e nel mio cuore, e io mi sono aggrappata a te per non perdermi – Intendi dire che potrebbe aver trovato una ragione per la quale sacrificarsi? – Ho paura di essere stata io quella ragione – È possibile… Ma cosa può volere da te? – Questo non lo so, ma deve essere qualcosa per cui neppure la morte è un sacrificio – Quante volte ti sei scontrata con lui? – Moltissime, ma questa è stata la seconda volta che ci siamo trovati faccia a faccia. Ci conosciamo talmente bene da sapere sempre quando l’altro si sta avvicinando – Eppure questa volta ti ha sorpreso impreparata, come può essere accaduto? – Perché è cambiato? Oh Fred, cosa vuol dire tutto ciò? – Cosa posso dirti, forse si è innamorato di te! – Lui non conosce quel sentimento. L’unica cosa che lo accomuna a un essere umano è soltanto un bel nome e niente altro – Un nome ben strano – Un nome che ha la sua radice nella nostra vecchia lingua, ma che ha un significato terribile – Verità? – Chiese lui sottovoce – Come puoi conoscere la traduzione di quel nome? – Sulla Terra esiste un’antica lingua ormai caduta in disuso e Ameth è la traduzione della parola verità – Che senso ha tutto ciò? Possono due mondi così lontani avere in comune la stessa lingua? – Potrebbero avere avuto la stessa matrice in tempi diversi, ma per conoscere la verità si dovrebbe riuscire a viaggiare nel tempo. Tu sei in grado di farlo? – Si, cioè no! Non è consigliabile e poi si dovrebbe tornare indietro miliardi di anni – Sarebbe interessante. Se non altro ci si potrebbe avvicinare all’inizio – E scoprire che non esiste? – Deve pur esserci stato un inizio, no? – Non come intendete voi – Conosci la verità? – Quello che gli uomini conoscono come universo, è soltanto un fascio energetico dotato di quattro dimensioni che occupa una minuscola parte dell’infinito – Puoi definire infinito? – Potrei chiamarlo vita o caos, ma non sarebbe il termine esatto. L’infinito è al tempo stesso fine e inizio. In lui si agitano un numero inimmaginabile di universi più o meno simili a quello che stiamo vivendo e di cui noi viviamo soltanto il tempo – Intendi dire che tutto ciò che ci circonda è tempo? – Il resto sono soltanto immagini. Ogni universo è un fascio energetico che si espande per miliardi di anni luce fino a raggiungere o a essere raggiunto dai confini di un altro universo, mi segui? – Con qualche difficoltà. E cosa accade quando due universi s’incontrano? – Non è molto simpatico, poiché nell’istante in cui avviene il contatto uno dei due deve necessariamente mutare condizione. La fase successiva sarà un unico fascio energetico che riprenderà a espandersi seguendo la curva del tempo – E la vita si estinguerà? – No, ma prevarrà la più forte – E tutto ciò proseguirà senza mutare mai? – Mai! L’unica condizione che non potrà mai variare, ma che annota ogni azione, è quella equazione astratta che voi chiamate tempo. È lui il vero dominatore – Che aspetto ha? – Vorrei saperlo, ma per quanto ne so non ha un vero aspetto – È la verità? – Chiese lui interrompendola Sara si strinse nelle spalle sussurrando – Ab ovo! – Citazione latine? Non ricordo di averti insegnato questa lingua – Nel mio bagaglio vi è la conoscenza di popoli e lingue ormai scomparse – Vogliamo tornare al nostro amico Ameth? – Perché lo hai definito amico? – Avrei fatto meglio a dire nemico? – No, non hai sbagliato a definirlo tale, poiché fu davvero un buon amico per il mio popolo. Per noi compì cose di cui mi vergogno perfino a parlarne e come premio per la sua fedeltà gli fu imposto quel nome. – Quale ragione vi spinse a concepirlo? – Non lo so, non so dirti perché sentimmo la necessità di concepire quell’essere blasfemo e concedergli la conoscenza della morte. – Su quali basi improntaste il vostro rapporto? – Non è mai esistito alcun rapporto, ma ci terrorizzò a tal punto che decidemmo di renderlo mortale per avere su di lui un controllo più efficace, ma come sai preferì fuggire portando con se il segreto della sua immortalità e della sua bestialità – Quindi non avevate alcun controllo su di lui? – Nei suoi schemi fu immesso un codice di comportamento che gli avrebbe impedito qualsiasi autonomia, ma qualcuno o forse qualcosa lo aiutò – Come fu possibile? – Non ci crederai ma quell’essere era divenuto un mito. Molti di noi ne avevano fatto un esempio da seguire. Anche in seno al Consiglio doveva avere dei seguaci fedeli – Era così potente? – Lo era talmente che le nostre migliori menti non stavano più al suo passo. Per nostra fortuna non riuscì ad annullare le chiavi di distruzione – Cosa sono? – Dovrei averne anch’io in qualche parte di me. Tecnicamente sono soltanto dei segnali inconsci preregistrati che scattano all’avverarsi delle condizioni previste dallo status legato a esse – Perché non le ha rimosse se era tanto potente? – Quelle chiavi sono l’essenza stessa della sua esistenza, senza di loro non avrebbe alcun sostentamento – Non foste davvero gentili con lui. Cosa prevedevano quelle chiavi? – Si raccontano molte storie a proposito di quelle chiavi, ma la più spiritosa è certamente quella legata a una donna – Una donna? – Si racconta che il giorno in cui egli si innamorerà di quella donna muterà condizione divenendo mortale – Stai scherzando? – È una storia Fred, nessuno di noi sa nulla d'innamoramenti – E tu cosa ne sai? – Domandò lui soffiando in alto una nube di fumo azzurro. A quella domanda, fatta con noncuranza proprio mentre lei stava portando alle labbra il bicchiere del latte, Sara ebbe un sussulto improvviso che le fece andare di traverso il latte e rovesciare il bicchiere sui pantaloni. – Porca vacca! – Esclamò con voce imbarazzata saltando in piedi e avviandosi di sopra tossendo – Togli i jeans ma non tentare di pulirli con l’acqua. – Disse lui ad alta voce – Vanno lavati con sapone, altrimenti resterà la macchia. Quando ridiscese e Fred si voltò a guardarla, per poco non gli cadde la pipa dalle labbra notando che aveva indossato l’unico capo del suo guardaroba che non fossero jeans. – Mio dio! – Mormorò – Gli altri jeans sono ancora nel granaio ad asciugare. – Borbottò lei impacciata – Perché mi guardi a quel modo? È la gonna che ho trovato nell'armadio che fu di mia madre – Somigli a tua madre… Ma cosa dico? Tu sei infinitamente più bella! Senza ribattere Sara sedette sulla poltrona tentando inutilmente di dare un verso alla gonna, finendo poi, dopo alcuni nervosi tentativi, per esplodere in una delle sua colorite espressioni. – Al diavolo! Più la guardo e meno mi piace. Ma come cavolo faceva a indossare quest’affare – Invece stai benissimo. Sai che è la prima volta che ti vedo vestita come una vera donna? Forse le gambe sono un po’ magroline, ma nel complesso la gonna migliora il tuo aspetto – Magre un corno! – Esclamò lei – Con quest’accidente di gonna ho freddo. Mi sembra d’essere nuda – Beh, tanto oggi non dobbiamo uscire – Per carità! Pensa se mi vedesse il mio gatto, sai quante risate si farebbe – Lascia in pace la gonna e rispondi alla domanda che ti ho fatto prima – Ma dai che cavolo dici, smettila! – Borbottò lei piegandosi ad attizzare il fuoco per mascherare il rossore del suo volto Con una mossa che accentuò ancor più il suo imbarazzo, Fred si alzò e si accostò a lei per scaricare sulla brace la cenere della pipa. – Ehi pulcino! Cos’è che non va? – Nulla! Smettila di dire fesserie, mi dai sui nervi – Scattò lei senza alzare il capo e continuando a trafficare con le molle – Cosa stavamo dicendo? – Mormorò lui tornando a sedere in poltrona – Si parlava di Ameth – E del suo tradimento – Fummo noi a tradirlo. – Disse lei tornando a sedersi sulla poltrona per riprendere la sua guerra personale con la gonna – Non avremmo dovuto permettere che si creasse una specie di indipendenza tendente a voler diventare come noi – Ho l’impressione di averla già sentita questa storia – Certo che l’hai sentita. Non vedi anche tu il ripetersi della storia dei vostri Adamo e Eva? Anche il tuo Dio scelse di renderli mortali quando tentarono di somigliargli Soffio, che nel frattempo era entrato in casa, dopo aver fatto un largo giro in cucina si diresse verso la sua cuccia, ma quando gli fu davanti restò a guardarla scuotendo la testa. – Beh! Cos’hai da guardare? – Esclamò lei – Non hai mai visto una donna? A quella battuta il gatto si accucciò, ma senza staccarle lo sguardo di dosso e lei, dopo aver tentato inutilmente di sistemare la gonna, si alzò andando a sedersi sul pavimento accanto alla cesta. – Ehi! Non mi riconosci? – Mormorò a voce bassissima – Sono io, Sara! Ovviamente il gatto non rispose, ma dopo averla osservata ancora per qualche attimo, sistemò meglio il suo corpo e nascose la testa sotto una zampa. – Ecco, hai visto se avevo ragione? – Esclamò lei rivolgendosi a Fred – Guardalo, sta ridendo di me – Ma dai! Ora non mi dirai che i gatti conoscono l’umorismo? – Lo conoscono, lo conoscono. Sai come ti chiama? – Me? Lui ha dato un nome a me? – A tutti noi ha dato un nome. Tu sei... forse è meglio che non te lo dica – Ora cosa credi che farà? – Non vorrà più guardarmi, ecco cosa farà! – Non intendevo il tuo gatto, mi riferivo ad Ameth – Cosa farà lui non è importante, quello che conta è cosa farò io – Cosa? – Dovrò cercarlo – Non ne vedo la ragione – Lui è sulla Terra per me. – Disse tornando a sedersi sulla poltrona – Sa bene che in questo universo non c’è posto per entrambi e a costo di distruggere questo pianeta tenterà di farmi uscire allo scoperto – Come può aver saputo della tua presenza? – Quando lo scacciai da Eras egli precipitò sulla Terra causando un bel disastro – Quando successe? – Era da poco iniziato questo secolo… ma non stare li a far calcoli, la Terra dista milioni di anni luce dalla nostra galassia e tenendo conto della curvatura del tempo il fatto avvenne in epoche remotissime – Non facevo calcoli, cercavo di ricordare cosa può essere accaduto di molto grave all’inizio del secolo – Te lo dirò io, era il 1908 – Tunguska? – Si… ma per fortuna quella parte del pianeta era disabitata – Cosa fu? Una esplosione nucleare? – Qualcosa di molto simile. Quando Ameth penetrò nella vostra atmosfera l’accumulo di energia che aveva assorbito si era quasi esaurita, altrimenti la Terra sarebbe stata annientata all’istante – Dunque avevamo ragione, fu energia atomica – Ne parli come se si trattasse di una cosa malvagia. Ricordati che si tratta della mia energia! – Intendi dire che la tua energia è atomica? – Non esattamente come la conoscete voi, ma è pur sempre energia modulata ad altissima frequenza – Che accidenti è? – Un po’ di rispetto Fred! Non credo ti farebbe piacere se parlassi così della tua energia vitale – Puoi essere più precisa? – Dovrà trascorrere ancora del tempo prima che riusciate a riprodurla in laboratorio – Cosa la rende diversa dall’energia nucleare che conosciamo? – Tutto e nulla! Tra loro vi è molta similitudine. Sono atomi in cui le particelle caricate positivamente girano attorno a nuclei di segno opposto – Antimateria! – Non ti allarmare Fred! Ti assicuro che non hai nulla da temere – Non volevo dare quest’impressione, non ho paura, mi ha soltanto sorpreso – Perché? – Ho sempre intuito che in te vivesse qualcosa di diverso, ma non che il tuo essere... – Fosse composto di quella energia? – Terminò lei – Spero che tu sia in grado di controllarla… Perché tu la controlli, non è così? Sara rise – Sta tranquillo. Non è difficile controllarla, è un po’ come regolare la temperatura del forno quando preparo il pane. Insomma, è pressappoco la stessa cosa – Se lo dici tu – Sai che da quando sono sulla Terra ho scoperto di riuscire perfino a tramutarla senza problemi? – Ho paura di averti sottovalutato. Ti giuro che ero del tutto all’oscuro di questa tua caratteristica – Non raccontare balle – Perché dici queste cose? – Perché appartengono a te e non ho alcun diritto di entrare nella tua intimità – Cosa avrei fatto senza di te. – Mormorò lei stringendosi nelle spalle – In cosa puoi tramutarla? – Chiese lui fingendo di non averla udita – In molte cose, tra cui in energia positiva – Cosa vuol dire esattamente energia positiva? – Che può migliorare le condizioni subatomiche di questa parte di Universo – Vuoi forse dire che può influenzare il tempo? – Anche, ma a volte muta perfino le strutture atomiche – Ora sei tu a raccontare balle. Com’è possibile? – Questo non devi chiederlo a me, è il modulo che sa come fare – Immagino che se raccontassi in giro d’aver vissuto al fianco di un buco nero probabilmente mi prenderebbero per pazzo. Credi che la Terra possa correre qualche rischio? – Non scherzare Fred! Sai bene che finché ci sarai tu non potrà accaderle nulla. Comunque è soltanto una questione di tempo, tra trenta o forse quaranta miliardi di anni questo universo entrerà in contatto con un’altra dimensione composta di questa energia e allora... – Continua. Cosa vuol dire quel... e allora? – Allora sarà l’inizio o la fine, anche se in fondo è la stessa cosa – Ci saranno degli indizi? – Ce ne sono già. In alcune parti di questo universo si sono aperte delle fonti. Ve n’è una anche in questa galassia – Cos’è una fonte? – È un termine improprio, poiché attraverso quel contatto vi è soltanto assorbimento, ma quando sarete in grado di osservarla vi apparirà come una fonte – Se non altro ci toglierà dai piedi Ameth – Non ci conterei troppo, egli è in grado di manipolare ogni tipo di energia e sebbene non gli sia possibile tramutarla, può sopravvivere a qualsiasi contatto energetico – Davvero consolante! Ciò vuol dire che continuerà a fare del male? – Vedremo – Ha un senso quel vedremo? Sara rise scuotendo il capo – Quando cadde sulla Terra dovette credere che lo avessi seguito, poiché da quel momento ha tentato di tutto pur di farmi uscire allo scoperto. Sai quante guerre ha causato in questi quarant’anni sperando che intervenissi? – Perché avrebbe dovuto credere che tu lo avessi seguito? – È nella logica che lo domina – Perché non l’hai eliminato? – Potrei darti centinaia di risposte, ma non sarei sincera. La verità è che pur essendo nemici non ci odiamo. Almeno per quanto mi riguarda – Valutando quanto ti ha fatto non dovrebbe pensarla alla stessa maniera, non credi? Sara scosse il capo – Sbagli, egli non voleva uccidermi – Ma l’ha fatto – Si, l’ha fatto, ma sono certa che ne aveva programmato la conclusione – Se non voleva ucciderti, cosa cercava il modulo? – No, lui vuole qualcosa della Sara di oggi – Allora è probabile che possa ritentare – Per un po’ se ne resterà lontano a leccarsi le ferite, ma un giorno tornerà. Con lui ho soltanto vinto un’altra battaglia, ma lo scontro finale non è lontano. Sa bene che deve assolutamente battermi se...– Sara s’interruppe di parlare come se stesse seguendo un pensiero – Se? – Chiese Fred – Nulla, deve soltanto battermi – Stavi pensando a qualcosa in particolare? – Lascia perdere, non correre con la fantasia – Potrebbe batterti? – Dovrò scoprirlo – Posso aiutarti Sara scosse il capo – Nessuno è in grado di farlo, debbo affrontarlo da sola – E tu credi che te lo lascerò fare? – Oh Fred! Tu non vuoi proprio capire – Cosa c’è da capire? – Quello che avverrà tra me e Ameth non sarà uno scontro comprensibile nella logica. Non può essere paragonato neppure a una collisione tra due mondi. Sarà la sfida tra due entità simili al tuo Dio – Ad ogni modo non te lo permetterò – Fred! Mio dio, ma chi credi di essere? Veramente sei convinto di poter fare delle scelte in nome dell’umanità? – E tu puoi? – Io debbo! – Tu non devi nulla a nessuno di noi. Questo non è il tuo mondo – Non ferirmi ti prego, so bene che non lo è, ma sapessi quanto lo amo, ed è per questo non permetterò che finisca in una nuvola di atomi impazziti. Debbo farlo Fred! Debbo farlo per la tua gente o per la mia, per il tuo Dio, per mia madre, per la sua musica, per tutte le cose belle che ho nel cuore, per tutti coloro che ancora debbono nascere, ma soprattutto debbo farlo per te. Puoi chiedermi la vita, e io sarei pronta a donartela senza rimpianti, ma non potrò mai tradirti. A cosa sarebbero serviti i tuoi insegnamenti. Ti prego, lascia che realizzi il mio sogno, lascia che possa dimostrare a me stessa di meritare il tuo sentimento! – Tu non devi nulla alla Terra, il tuo compito è un altro – Il mio compito è combattere il male, e ora egli è qui – Allora dovremo trovare un’altra soluzione – Non ne esistono. Ho soltanto bisogno di trovare il coraggio di tornare a essere la Sara che ero prima di scendere sulla Terra. Non posso sperare di batterlo con quello che ora ho nel cuore – Cos’hai nel cuore? Sara sollevò il capo con il sorriso sulle labbra – Tante cose meravigliose; ho questa casa, la nostra terra, i miei amici animali, i tramonti, i sentimenti, le mie lacrime… e poi ho te Fred… Se vorrò batterlo dovrò tornare ad essere quella che tu hai appena sfiorato. Sarà terribile, ma spero che tu non debba vedermi, perché vedresti qualcosa che non ti piacerebbe Lui cercò nei suoi occhi una verità – Dio ti aiuterà – Sussurrò – Dio? Oh si, lui saprà capire, ma tu? – Sarai sempre il mio pulcino – Ho paura di perdere il tuo rispetto e credo che questo non potrei sopportarlo, sei così importante – Non ricordo d’aver mai fatto nulla di eccezionale – Che magnifico bugiardo sei. Secondo te è nulla avermi consentito di vivere la tua vita? Respirare la tua aria? È nulla avermi alimentato del tuo amore e donato un’anima? Debbo a te ogni mia gioia e dovrò essere grata al tuo Dio per avermi concesso di vivere al tuo fianco – Ora stai proprio esagerando, sono soltanto un poveruomo che ti ha dedicato un poco del suo tempo – Perché l’hai fatto? Tu hai sempre saputo chi sono e cosa avrei dovuto fare, vero? Fred le sorrise senza rispondere. – Però sapere che avrei potuto distruggere i sogni di un intero popolo non ti ha impedito di volermi bene – Sapevo che saresti potuta cambiare e poi lo sai, avevo bisogno di un aiutante… ormai sono vecchio – Non l’hai fatto per amore? – Oh beh, io amo tutti – Anche per tua figlia riserveresti lo stesso amore? – No, per lei ho in serbo un amore diverso – Più grande? – Semplicemente diverso e tu sbagli a quantificare l’amore. Sarebbe riduttivo – È vero, mi è difficile pensare che ciò che provo per te possa essere più o meno grande di quello che nutro per il mio gatto o la nostra terra. Sai cosa penso? – Dovrei saperlo? – Non mi meraviglierei se scoprissi che nutri sentimenti d’amore anche per Ameth – Lo sai, sono un gran testone – No che non lo sei e da quando ti conosco non faccio che domandarmi perché Dio non ti abbia concesso il contatto – Probabilmente perché il mio amore non è grande come il tuo – Ora sei ingiusto. Vuoi sapere cosa ha saputo fare questo tuo amore? Ha fatto di me una donna che crede di credere in Dio senza alcuna esitazione. Tu mi hai insegnato a riconoscerlo dentro di me e in ogni cosa che mi circonda, in ogni mio pensiero, nel sale delle mie lacrime, nella mia gioia di vivere… – In questo non c’entro proprio nulla – Tu dici nulla? Ma se è per te che ho abbandonato quella mia cultura priva di ogni sentimento – Era inevitabile. Quella cultura è soltanto dotta ignoranza – Non lo credo, altrimenti non ci avrebbe permesso tanto – Dio permette soltanto la partecipazione alla sua opera, ma guai a coloro che barano – E noi barammo pretendendo di somigliargli. In suo nome conquistammo gli spazi e spogliammo gli astri della loro bellezza. La nostra presunzione ci spinse a utilizzare la verità a nostro piacimento, senza comprendere che invece avremmo dovuto creare un universo spirituale dove depositare l’immensa conoscenza – Quale fu la ragione della vostra condotta – Non lo so. Nessuno è più in grado di ricordarsene – Mi sta frullando nella mente un’idea assurda – Tu non hai mai idee assurde – Immagina per un momento d’essere il dogma che guida l’infinito e supponi che tu abbia concesso alla stirpe che ti è più cara il potere di conferire la vita e la morte. Cosa faresti se quei doni venissero male utilizzati? – Glieli toglierei – E ciò risolverebbe il problema? – No se prima non si riparano i torti – E a coloro che ne avessero abusato li puniresti? – Oh Dio non lo so! – Li cancelleresti dall’universo? – No, sarebbe una punizione troppo pesante, ne soffrirei – Dunque si deve saper distinguere l’amore dalla giustizia? – Quand’ero piccino e costringevo mia madre a punirmi per qualche birbonata, soffrivo più nel vederla piangere che per la punizione – Tua madre era nel giusto, sapeva leggere nel tuo cuore. Io sono certa che nel cuore del mio popolo vi sia ancora amore, deve essere soltanto risvegliato come tu hai fatto con me… Forse avremmo bisogno di un’altra possibilità – E se quella possibilità fossi tu? – Non scherzare ti prego, mi fai venire i brividi – Cosa accadde quando Ameth si liberò dal controllo? – Domandò Fred intuendo che in lei si stava creando una pericolosa tensione – Ci perseguitò esattamente come lo avevamo addestrato a fare – Quali armi avevate da opporgli? – Nessuna, tranne la possibilità di trasformandoci in esseri di puro plasma energetico, ma questo peggiorò le cose – Vi raggiunse anche in quella condizione? – No, non avrebbe potuto, ma scegliendo di vivere in quella condizione perdemmo la capacità di riprodurci secondo natura e pur di salvarci rinunciammo a quanto di bello esisteva in noi – Cos’era la vostra immortalità? – I cloni. – Sussurrò lei evitando di guardarlo. – Loro ci consentirono la sopravvivenza, ma dovemmo rinunciare a ogni informazione genetica e molte altre cose importanti – Quali? – La prima a soffrirne fu la famiglia, non nacquero più bambini e noi iniziammo a vivere di utopie – Avreste potuto ricominciare daccapo – Fu tentato, molto tempo più tardi, ma ormai non eravamo più in grado di mantenere a lungo l'aspetto fisico. Analizzammo per millenni ogni nostra azione passata con la speranza di scoprire dove avevamo commesso l'errore. Furono tentati milioni di esperimenti alla ricerca di un antidoto, ma non riuscimmo a recuperare il nostro paradiso. Tra l’altro furono fecondate artificialmente alcune donne, ma non funzionò – Perché artificialmente? – Perché nel frattempo erano state promulgate leggi che vietavano ogni rapporto fisico – Ora capisco di dove nascono i tuoi problemi con il sesso – Li ho superati, ora non ne ho più – Ne sei certa? – Beh, a volte, quando ne parlo, mi sento un po’ a disagio – Cosa accadde a quelle donne? – Trascorsi i primi 150 giorni l'embrione iniziava a regredire spontaneamente. Era come se l'essere che stava formandosi nei loro corpi si rifiutasse di vivere – Assurdo – Molte di quelle donne trovarono il coraggio di proseguire nel tentativo, ma l'unico risultato fu di vederle morire l'una dopo l'altra. E così, verificato quante morti erano costate, quelle pratiche furono proibite e per evitare possibili trasgressioni furono emanate leggi severissime che prevedevano pene esageratamente dure – E tutto finì li? – Esatto, da quel momento il mio popolo tornò a vivere una triste immortalità che comunque prima o poi ci avrebbe condotto all'estinzione – Non avreste dovuto rinunciare – Per la verità furono in molti a non arrendersi… Anche mia madre provò il desiderio di avere un figlio e quando trovò il coraggio per farlo chiese a mio padre di aiutarla – Ora non farne un romanzo… non andò esattamente così – E tu cosa ne sai? – Nulla, non ne so proprio nulla – Farfugliò lui cercando di non mostrare l’imbarazzo del volto – Sei uno spudorato imbroglione – Disse lei – Vado a scaldarti un po' di latte – Sussurrò lui quando sentì la voce di Cristi spezzarsi per la commozione – Non andartene! – Lo fermò lei – Ora tu puoi vedermi piangere – Non è così importante, possiamo parlarne un'altra volta Sara s'interruppe e soffocando un gemito si asciugò gli occhi con le mani. – Scusami – Sussurrò singhiozzando Fred le passò il suo fazzoletto a fiori e lei si soffiò rumorosamente il naso. – Mi vergogno profondamente – Mormorò Fred – Non devi. Credevo di doverti delle spiegazioni – Come hanno potuto pensare di poter disporre liberamente della vita di altri esseri – Lo abbiamo sempre fatto – È triste – Si, ma prima di giudicarli prova a domandarti cosa resta ad un uomo che non può procreare – Sarebbe stato meglio finire nel nulla. Esiste un codice che dovrebbe essere rspettato – Di quale codice parli? Dell'onore? Beh, è da troppo tempo che quel codice non fa più parte del bagaglio del mio popolo – Stai tentando di dirmi che furono tentati altri esperimenti del genere? – Sull'altare della nostra stupidità furono sacrificati non so più quante umanità – Dio mio, ma nessuno ha quel diritto – Mormorò lui – A noi era stato concesso, ma commettemmo l’errore di abusarne cancellando le nostre coscienze – No, voi non le cancellaste, le utilizzaste per mascherare le vostre debolezze – E tu sai dirmi a cosa serve una coscienza quando si ha il nulla come traguardo? – Gli uomini di questo pianeta vivono tutta la loro esistenza sapendo di invecchiare e morire, eppure convivono serenamente con le loro coscienze – Per ridare vita alla nostra razza avremo bisogno di migliaia di uomini come tuo padre e donne come tua madre Lui la sollevò sulle sue ginocchia e lei, facendosi piccola piccola parve scomparire tra le sue braccia. – Ho paura Fred – Mormorò – Non sarà facile, ma ti è stata concessa una forza che non teme confronti – Dovrò prima battermi con Ameth – Si, ma non dovrai tornare ad essere quella di prima. La forza che ora vive in te è capace di purificare e popolare le solitudini e se saprai utilizzarla l'universo udrà echeggiare grida di vittoria che faranno tremare i mondi Sara scese dalle sue ginocchia rimanendo in piedi con il capo inclinato e lo sguardo lucente nella posa in cui molti pittori hanno dipinto gli angeli – Farò ciò che deve essere, – Bisbigliò sollevando su di lui lo sguardo in cui l'immensità che la permeava era evidentissima – purché tu mi sia accanto – Non sarò io il tuo compagno – Sussurrò lui – Mi lascerai sola? – No, sarò sempre nel tuo cuore – Fred! – Sussurrò lei – Perché ora che ci sentiamo più vicini la timidezza si è dissolta? Perché ho il coraggio di entrare nei tuoi occhi mentre prima osavo guardarli di sfuggita? – Forse perché sei tornata in possesso della tua unicità – Unica io? Bugiardo che sei! Tu sei unico. Se non fosse stato per te Ameth avrebbe avuto la sua vittoria. Sono tue le armi che userò per batterlo – Stai dicendo un carro di sciocchezze, sai bene che non posseggo armi – Oh Fred, ho cessato da un pezzo di contraddirti, ma lascia che questa volta possa farlo. Sai bene che senza di te sarebbe stato tutto diverso – Vuoi farmi arrossire? – Lo meriteresti per le volte che hai fatto arrossire me – Non è vero! Non ho mai fatto una cosa simile – Soltanto un'ora fa, pur di non mostrarti il rossore del mio volto mi sono arrostita davanti alle fiamme, ma di cosa sei fatto? – Non lo so, ma credo d'essere di carne, ossa e in possesso di uno stomaco che reclama. Cosa prepariamo per il pranzo? – Dio, ma lo senti? Potrò mai vivere senza di lui?... Nella ghiacciaia abbiamo ancora una bistecca – Se è come l’ultima ci mangiamo in due – Lo abbiamo sempre fatto – Allora cosa aspettiamo? Guarda che magnifica brace – Okay, vado! – Disse lei avviandosi seguita dal suo gatto – Un momento, toglimi una curiosità. Quel tuo modulo, cosa ha fatto credere a quei signori? Lei si strinse nelle spalle senza rispondere. – Avranno pur dovuto domandarsi cosa eravamo l'uno per l'altra, non ti pare – Insisté lui – Ha fatto credere loro che fossimo padre e figlia. Non ti dispiace vero? – Neanche un po' Lui stava ancora grattandosi la barba compiaciuto quando lei lo chiamò dalla cucina – Fred! Posso chiederti una cosa? – Ahi ahi! Quando gridi a questo modo sento sempre un prurito sulla schiena – Dai sii serio, posso? – Cosa vuoi sapere? – Quello che hai detto prima è la verità? – A proposito di cosa? – Che con la gonna sembro più bella – Ma no figuriamoci, stavo scherzando – Dovevo immaginarlo – Replicò lei dopo un attimo di silenzio Intuendo di averla delusa Fred tentò di rimediare – Cosa ti succede? Non riesci più a capire quando scherzo? – Cosa vuoi farci, forse sto invecchiando – Ribatté lei – Beh, vuoi sapere come stanno veramente le cose? È vero, con la gonna sei una gran bella figliola – Fred! Ma sono cosa da dire? – Non lo so, è un'espressione che ho sentito in città – Allora è vero, ti piaccio di più con la gonna – Non è che me ne intenda molto, ma con la gonna sembri... beh insomma... – Insomma cosa? – Lo incalzò lei intuendo che avrebbe lasciato cadere l'argomento – Intendevo dire che con la gonna sei niente male. – Ora non essere scostumato – Intendevo dire che il tuo aspetto è più gradevole. – Sarebbe a dire che con i jeans non lo sono? – Non ho detto questo, è che con la gonna cominci a somigliare a una donna – Fred, ma io sono una donna – No tesoro, non lo sei ancora – Fammi capire bene; se indosso la gonna somiglio a una donna e se invece indosso i jeans somiglio a un uomo? – Ho soltanto detto che con la gonna sei più bella… Ehi, non è che ora ti monterai la testa, vero? – Con la gonna sono più bella, eh? Porca vacca dovrò indossarla più spesso – E come la mettiamo con il tuo gatto? – Con lui me la vedrò in privato, ora però non provare a imbrogliarmi perché me ne accorgerei; davvero ho le gambe magre? Lui non rispose limitandosi a scuotere il capo. – Fred! – Chiamò nuovamente lei affacciandosi all'uscio della cucina – Si? – Te l'ho mai detto che ti voglio bene? FINE[/color] |