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LA FOGLIA di Giacomo Leopardi, (un Leopardi poco noto)

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view post Posted on 18/6/2012, 00:09     +1   +1   -1
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La Foglia

Lungi dal proprio ramo,
povera foglia frale,
dove vai tu? Dal faggio
là dov'io nacqui, mi divise il vento.
Esso, tornando a volo
dal bosco alla campagna,
dalla valle mi porta alla montagna.
Seco perpetuamente
vo pellegrina, e tutto l'altro ignoro.
Vo dove ogni altra cosa,
dove naturalmente
va la foglia di rosa,
e la foglia d'alloro.


la fragilità dell'esistenza, la sua ineludibile caducità, il mistero che la circonda, la comune sorte di finire, sia che siamo "foglia di rosa", sia che siamo "foglia di alloro" o "foglia di faggio"...quanti interrogativi in questi brevi versi, molto meno noti di altri, del grandissimo Leopardi!
 
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Musyoka
view post Posted on 18/6/2012, 07:01     +1   -1




Bella, ma non è un caso se è meno nota di altre...
Leopardi è il mio preferito! :)

 
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view post Posted on 18/6/2012, 07:35     +1   -1
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Oltre l'Emozione

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l'infelicità è connaturata alla stessa vita dell'uomo, destinato quindi a soffrire per tutta la durata della sua esistenza.
« O natura, o natura,

perché non rendi poi
quel che prometti allor? perché di tanto
inganni i figli tuoi? »

(Giacomo Leopardi, A Silvia)

 
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view post Posted on 18/6/2012, 21:54     +1   -1
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...ma, parafrasando Pascal, si può dire che, per il Leopardi, l'uomo, sebbene "foglia frale", sebbene abusato e ingannato dalla Natura matrigna, che se ne serve per propagare la specie, sebbene destinato all' "abisso orrendo", alla "fredda morte" e alla "tomba ignuda", è, però, e qui sta la sua grandezza, una foglia che pensa e, pensando, lotta titanicamente, con dignità e orgoglio...e ciò che pensa è "infinito"...
 
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costanza pocechini
view post Posted on 21/6/2012, 16:10     +1   -1




Scusami Renatag, Leopardi, sì, eccelso! Tuttavia a me infondeva tristezza. Leggerlo col cuore, cosa che nel tempo imparai a sfuggire, ne avvertivo la disperazione di essere "nato" così. Per essere glorioso esempio del genio della Poesia? Forse in lui ha funzionato più l'istintiva ribellione ad essere oggetto... In sintesi, chiedevo "pace" per il suo spirito.
(sto imparando ad entrare nelle sezioni di SE)
Grazie.
 
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view post Posted on 21/6/2012, 21:59     +1   +1   -1
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..sicuramente, specialmente quando lo leggi da adolescente, non ti infonde pensieri allegri...però, nello stesso tempo in cui dichiara che l'amore, la felicità, l'amicizia sono illusioni, che la vita è solo male, che è già "funesto a chi nasce il dì natale", fa trasparire un tale appassionato trasporto verso quella natura così bella da cui lui era escluso (pensa a quelle descrizioni notturne come "Dolce e chiara è la notte e senza vento", "Placida notte e verecondo raggio della cadente luna", "Vaghe stelle dell'Orsa", "Che fai, tu, luna in ciel, dimmi, che fai..."), verso quella giovinezza che aveva attraversato essendo già troppo vecchio nello spirito e troppo fragile nel fisico ("tutta vestita a festa, la gioventù del loco lascia le case e nelle vie si spande e mira ed è mirata e in cor s'allegra..." "garzoncello scherzoso, cotesta età fiorita è come un giorno d'allegrezza pieno...", "...tu, lieta e pensosa, il limitar di gioventù salivi.." "...ivi danzando.."), verso l'amore ("sospiro acerbo dei provetti giorni..." "amore e morte" "perì l'inganno estremo"), verso, insomma, tutti i valori che nega con la ragione e che con il sentimento rimpiange e vorrebbe... che pena, che tristezza avere una mente così grande in un corpo così brutto, tendere all'infinito con la mente ed essere prigioniero con il corpo (della famiglia, della povertà, della bruttezza, delle malattie, della sua superioritàe della sua inferiorità, del paesino "selvaggio"...)
Sono questi drammatici contrasti che affascinano nel Leopardi...e, come dicevo sopra, il fatto che si e ti ponga degli interrogativi esistenziali (come Montale tanto tempo dopo) senza risposta, ma non come fredde indagini della ragione, ma come dolenti richieste del sentimento...
Insomma, aggrovigliato era lui e aggrovigliata diventa questa mia risposta... per alleggerire il tutto, una battuta di un mio studente, dopo una mia alata ora di lezione leopardiana: "Ma, Prof., era proprio sfigato!"
 
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view post Posted on 22/6/2012, 23:53     +1   -1
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Per precisione filologica, aggiungo che il Leopardi, che la scrisse, probabilmente, a 20 anni, nel 1818, anche se la pubblicò per la prima volta nell'edizione napoletana dei "Canti" del 1835, dopo aver letto "La feuille", strofa in ottonari di Antoin-Vincent Arnault, che era stata pubblicata anonima sullo "Spettatore italiano" come epigrafe di un articolo su "La malinconia". Il giovane Leopardi (non a caso, di "malinconia" soffriva in maniera accentuata, anzi, secondo Elio Gioanola, prof. alla nostra Università di Genova sino a pochi anni fa e insigne critico, in modo patologico, che oggi avrebbe interessato la psicanalisi) ne rimase colpito e volle fare non una traduzione, ma una "imitazione" (così la intitola nella prima stesura) in versi liberi (endecasillabi e settenari) dall'intonazione idillica. Se vogliamo giudicare se sia più suggestivo l'originale o l'imitazione del ventenne Leopardi, possiamo raffrontare il testo che ho pubblicato con questo, che è l'originale francese di Arnault:
<i>De ta tige détachée\pauvre feuille dessechée,ou vas-tu?\Je n'en sais rien.\ L'orage a brisé le chene\qui seul était mon soutien.\ De son inconstante haleine,\le zéphir ou l'aquilon\dépuis ce jour me promène\de la foret à la plaine\ de la montagne au vallon;\je vais où le vent me mène\ sans me plaindre ou m'effrayer;\ je vais où va toute chose, \ où va la feuille de rose\et la feuille de laurier."
(non riesco a mettere gli accenti circonflessi : se batto il tasto corrispondente, me lo stampa uno spazio più in là)

Proviamo a tradurre pedestremente, anziché "imitare" alla Leopardi: " Staccata dal tuo tronco, povera foglia disseccata, dove vai? Io non so nulla. La tempesta ha spezzato la quercia che era il mio solo sostegno. Col suo soffio incostante, lo zefiro o aquilone da quel giorno mi fa vagare dalla foresta alla pianura, dalla montagna alla vallata; io vado dove il vento mi porta, senza lamentarmi o spaventarmi; vado dove vanno tutte le cose, dove vanno la foglia della rosa e la foglia dell'alloro".

Notiamo, nell'imitazione leopardiana, l'aggettivo "frale" al posto di "secca", nessun accenno alla tempesta, ma solo il vento come responsabile del vagare della foglia, il faggio anziché la quercia, lo spostamento dell dichiarazione di inconsapevolezza alla fine del vagare, nessun accenno allo spavento o al lamento, ma l'ineluttabilità dell'avverbio "naturalmente",una generale accentuata levità di toni e delicatezza di immagini. Uguali sono, invece, nel verso finale, le citazioni della foglia di rosa e di alloro, probabilmente perché era talmente bello l'accostamento tra un fiore simbolo di bellezza effimera, caduca, a breve termine e, invece, l'albero divenuto emblema della gloria perenne, con cui si facevano serti per coronare poeti e condottieri, caro ad Apollo perché in esso era stata trasformata Dafne, sua passione giovanile inutilmente inseguita...

Quale, dunque, dei due componimenti è migliore?
A parere mio (che è, ovviamente, soggettivo), di gran lunga quello del Leopardi, che ha tratto uno spunto per un' "Imitazione", ma ha ben emulato e poi superato il teso dell' Arnault...

perchè rileggo semore DOPO aver inviato la discussione? Nella prima riga eliminare il "che" relativo dopo "il Leopardi"...
 
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Musyoka
view post Posted on 23/6/2012, 06:21     +1   -1




Ecco, io non lo sapevo che si trattava di un'imitazione... ma quando ho detto che, seppure bella, non mi sembrava delle migliori, c'era un perchè: non si dovrebbe imitare, a parer mio. Ma lui, probabilmente, se lo poteva pure permettere, tanto era grande...
 
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view post Posted on 23/6/2012, 07:31     +1   +1   -1
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Mah, io son di parte.. almeno zodiacalmente parlando, eprché il Conte Giacomo era cancerino pure lui, ergo l'ho smerpe amato!:-)
Francamente, di frotne a dscritit co4me questi, credo si debe solo avere il piacere di legerli, perché a scuola ce li insegnavano, magari male o bene. Dipendeva dal nostro aio.. Nel caso di renée non si potrebbe mai dire ella fosse un'.. Ahia, ovviamente!;-)
Ma dfa grandicelli, li leggiamo con altri occchi e senza il timore di essere occiati, epr cui tutto va bene.
Come dice Musy, i grandi pososno anche scrivere cose meno enormi senza rimetterci. Il guaio è quando alcuni di noi,minuscoli più che batteri, pensiamo d'esser stati grandi.. allora sì che sono guai! Ahahah!
Ciao!
Andy
 
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Musyoka
view post Posted on 23/6/2012, 07:52     +1   -1




Oh, Andrea! Sei tornato! :)
 
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view post Posted on 23/6/2012, 07:54     +1   -1
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Ciao Musy... Sì e non ricco, ma speitato più del conte di montecristo, porca miseria! Ahahah!
Ciao, lieto di ritorvarti in forma!
Andy
 
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view post Posted on 23/6/2012, 19:42     +1   -1
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Emozione Grande

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Ciao, Andy, bentornato! Hai affilato le zanne in montagna (?) o su uno scoglio (?)? E grazie a tutti dei commenti a questa insolita e poco nota cosa del mio amatissimo Leopardi...poteva anche rischiare di essere snobbata come appendice di autore troppo legato ai ricordi scolastici di ognuno e, magari, come diceva il mio alunno, troppo "sfigato"... un'altra battuta divertente, questa volta di una ragazza, ma dello stesso stile? Dopo una mia appassionata lezione sulla "Vita nova", sulla svolta dell'amore di Dante in quel "che non mi puote venir meno"(la sola lode di lei) dopo che Beatrice gli ha tolto il saluto, sulla morte della medesima, sulla tentazione superata per la donna gentile, sul proposito di non scrivere più di lei se non qualcosa di veramente degno.... alza la mano una biondina di nome Donatella (che ora fa la farmacista) e mi chiede "Ma, Prof., ma poi Beatrice gliel'ha data o no, alla fine?"....
 
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view post Posted on 24/6/2012, 09:43     +1   -1
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:lol: :B): :rolleyes: :o: ;)
Fharmacos, infatti, vuol dire veleno, ergo la rigazza aveva linguetta un poco bifida, mi sa! Simpatica, eprò!
Andy
 
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view post Posted on 24/6/2012, 10:11     +1   -1
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sai, Andy, potevano e possono anche concedersi di scherzare, perché non ho mai fatto lezione SOPRA la cattedra, ma DAVANTI, in piedi, passeggiando e la differenza non è solo di spazio fisico tra te e gli studenti...
 
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giada04
view post Posted on 9/10/2017, 14:24     +1   -1




credo che questa cosa non la vedrà mai dato che lei renata ha scritto tutto ciò nel 2012 ma io tento in ogni modo, il vento Leopardi a cosa lo collega
 
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15 replies since 18/6/2012, 00:06   11718 views
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