Nike o Nice è un personaggio della mitologia greca, personificazione della vittoria, che è per l'appunto la traduzione del termine greco νίκη: viene raffigurata come una donna con le ali, fatto da cui le derivano gli appellativi di Vittoria Alata e di Dea Alata della Vittoria.
È figlia del titano Pallante e della ninfa Stige e sorella di Cratos (Potenza), Bia (Forza) e Zelos (Ardore). Secondo la mitologia classica, Stige portò i suoi quattro figli da Zeus quando quest'ultimo stava raggruppando gli alleati per la Guerra contro i Titani: Zeus nominò Nike condottiera del suo carro divino, ruolo in cui viene spesso ritratta nell'arte classica greca e nominò tutti e quattro sentinelle del suo trono.
La maggior parte delle altre divinità alate aveva perso le ali prima di giungere al periodo classico greco.
È strettamente connessa ad Atena ed è una delle figure più ricorrenti sulle antiche monete greche.
Nel Partenone di Atene era raffigurata sul palmo della mano di Atena e ad Olimpia nella mano di Zeus.
Nike nella mano di Zeus ad Olimpia
Sono state rinvenute diverse sculture che raffigurano una fanciulla (kora) alata, impersonificazione della dea che spicca il volo, suggerendo l'idea della vittoria incontrastata.
Una Nike ad Efeso
La scultura più famosa è la Nike di Samotracia che racchiude tutta la tradizione scultorea classica.
"La Nike di Samotracia" ritrovata nel 1863 a Samotracia senza testa né braccia (soltanto una mano fu ritrovata nel 1950), viene datata intorno al 190 a.C., epoca in cui i Rodiensi , in guerra contro Antioco III, riportarono una serie di vittorie. La Nike - polena ante litteram - doveva essere collocata sulla prua della nave che ella conduce al successo: il vento la colpisce in pieno, agitando le vesti e incollandole al corpo. Il drappeggio appare quasi barocco, il che giustifica la data piuttosto tardiva attribuita all'opera, ed il vento spinge indietro con forza le ali. Alta m. 2,75, in marmo di Paros, è senza dubbio una delle opere più importanti e sensazionali di tutta la produzione plastica ellenistica. Parigi, Museo del Louvre
Il Tempio di Atena Nike o Tempio della Nike Aptera è uno dei principali monumenti dell'Acropoli di Atene.
Si trova sul lato ovest dell'acropoli, presso i Propilei, a pochi metri dall'orlo delle rocce a strapiombo che caratterizzano l'Acropoli. Costruito probabilmente intorno al 425 a.C. in stile ionico ,è un tempietto anfiprostilo tetrastilo (con quattro colonne libere sulla fronte e sul retro) ornato nei fregi di preziosi bassorilievi che narrano vicende di una battaglia fra greci e una fra greci e persiani (probabilmente Maratona).
Questo magnifico esempio di architettura dell'epoca classica, probabile opera dell'architetto Callicrate, co-autore del Partenone, è il primo (e unico) edificio in stile completamente ionico dell'Acropoli; tutti gli altri edifici presentano originali fusioni di stile ionico e dorico.
La Nike dal sandalo, frammento dalla balaustra scolpita del tempioIntorno al 410 a.C. fu circondato da una balaustra scolpita con motivi di nike colte in varie attività (celebre quella che si riallaccia un sandalo) che assolveva inoltre allo scopo di evitare che i visitatori del tempio cadessero nel precipizio; i rilievi, ora al museo dell'Acropoli, eseguiti in un momento storico gravido di cattivi presagi per Atene, costituiscono un passo indietro sul versante dell'attenzione alla resa naturalistica del corpo umano e delle vesti, e sembrano indicare che l'artista ricercava effetti diversi, di carattere pittorico, che ha spinto alcuni critici a parlare di protoellenismo. Il fatto che potessero venire osservati dalla ripida salita ai Propilei, unica via d'accesso all'acropoli, consentì la ricerca di particolari effetti prospettici. La statua di culto, come ci viene descritta da Pausania, era di legno e portava in mano una melagrana. La statua era aptera, cioè senz'ali, il che si spiegava col fatto che la dea non doveva mai più lasciare la città.
Sul sito dell'attuale tempio scavi archeologici hanno individuato nell'area una fossa per offerte dell'età del Bronzo; in epoca arcaica vi sorse un tempio che come il resto dell'Acropoli fu distrutto dai Persiani nel 480 a.C. La ricostruzione del tempio viene da alcuni collegata alla pace di Nicia, che avrebbe potuto inaugurare un periodo di grande gloria per la città, che aveva più volte battuto l'arcirivale Sparta. Ma la crisi creativa di Atene, che era come un presagio della sconfitta totale della città nella seconda parte della Guerra del Peloponneso pare echeggiata nella monotona ripetizione di Vittorie nella balaustra costruita solo pochi anni prima dell'Egospotami. Sotto la dominazione turca il tempio fu smantellato e le pietre riutilizzate nel 1687 per costruire un bastione difensivo; quest'ultimo rimase sul sito dell'antico tempio fino all'indipendenza della Grecia, quando nel 1831 fu decisa la (altamente simbolica) ricostruzione del sacello; il tempio è stato smontato ancora due volte (1930 e 1998) per permettere il restauro delle pietre e l'integrazione di altri pezzi ritrovati in successivi scavi.