A nera, E bianca, I rossa, U verde, O blu: vocali, io dirò un giorno le vostre nascite latenti: A, nero corsetto villoso delle mosche lucenti che ronzano intorno a fetori crudeli, gonfi d'ombra; E, candori di vapori e di tende, lance di ghiacciai superbi, re bianchi, brividi di umbelle, I porpora, sangue sputato, riso di labbra belle nella collera o nelle ebbrezze penitenti; U, cicli, vibrazioni divine dei verdi mari, pace dei pascoli seminati di animali .pace di rughe che l 'alchimia imprime nelle ampie fronti studiose O, suprema Tuba piena di stridori strani, silenzi solcati dai Mondi e dagli Angeli: O l'Omega, raggio violento dei suoi occhi.
(Arthur Rimbaud, Poesie)
Il sonetto, scritto da Rimbaud nel 1872, è caratteristico del simbolismo dell'autore, che si richiama a Corrispondenze di Baudelaire per evocare non una realtà ben definita e precisa, ma immagini indefinite, mutevoli, molteplici, sfumate e lontane tra loro. Sono i suoni ad evocare questa molteplicità di immagini che si affastellano senza legame logico, suoni che diventano simboli, quindi fonosimbolismo. Il suono di una vocale evoca immagini diverse, accostate con la metodica dell'analogia, che fa loro assumere misteriosi significati. Il sonetto in parte può apparire oscuro, proprio per la voluta alogicità delle immagini suscitate dal suono delle diverse vocali. Lo scapigliato italiano Igino Ugo Tarchetti imiterà questo sonetto, ma in maniera molto semplificata, legando ad ogni vocale un'emozione suscitata dal suo suono.
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