Spiagge
Arrivare sulla spiaggia alle nove del mattino, quando la gente è ancora poca ed assonnata, è un'esperienza particolare. Dall'alto del parcheggio, sulla strada da cui si scenderà sulla sabbia tiepida a piedi nudi, è possibile vedere se c'è posto per piazzare gli asciugamani e se c'è già qualcuno noto a noi.
Ma scendendo tra le dune chiare, c'è ancora l'orma di qualche gabbiano che nessuna impronta umana ha cancellato, mi convinco che laggiù c'è Roberta, vestita e pettinata nel solito modo, anche se a conferma della mia intuizione manca la sua voce. Forse perché fino a quassù non può arrivare. Cerco di vedere dove si dirige, magari sta con degli amici o con i suoi parenti che conosco e mi piacerebbe rincontrare.
Però non può proprio essere lei. È una ragazza quella che seguo con gli occhi e Roberta ha la mia età, quarant'anni più o meno.
Possibile sia stata tanto sicura che questa mattina mi avesse riservato un incontro così inaspettato?
È il mio professore, quello che alla discussione della mia Tesi di Laurea scuoteva la testa bianca e, fungendo da Presidente di Commissione, avrebbe votato per il giudizio conclusivo.
Mette la freccia il Professore e io, alla guida della mia utilitaria, non posso fare a meno di guardarlo mentre nel traffico siamo così vicini. Certo di me non si ricorda, né del mio 110 e lode che forse secondo lei non meritavo, malgrado la mia media di voti e quella Tesi così "ardita" da farle scuotere il capo.
Neanche i miei articoli lei conosce; forse farei bene almeno a salutarla presentandomi, magari dal finestrino abbassato, fermi ad un semaforo. Evidentemente abita nei paraggi, penso guidando mentre la fisso. Ora comunque lei è qui e io non posso fare a meno di fissarla, come fissavo la sua bara nella chiesa in cui si svolgevano i suoi funerali, professore, e c'ero anch'io tra i tanti colleghi.
Bisogna fare mente locale. Sto fissando un suo sosia e me ne accorgo solo adesso, mentre svolto la macchina e penso che dalla data della sua morte sono passati mesi.
Nella chiesa della mia Parrocchia, molte panche più avanti c'è la testa bianca di mia nonna. La riconosco anche dal cappotto che indossa e sono felice di non sbagliare. Molte alte volte ho sbagliato; l'ho vista camminare per strada, seduta in un autobus, affacciata a una finestra ma non era lei. Lei infatti non è più qui tra noi, neanche oggi in chiesa, capisco.
Allora perché ho avuto tante volte la netta sensazione della sua presenza e poi quel giorno della vicinanza di quel Professore nel traffico ma sono entrambi morti, o che la mia amica ragazzina, che invece è viva e sta bene, l'avrei rivista in spiaggia quel mattino, identica a come l'avevo frequentata 25 anni prima?
Forse aveva ragione il filosofo greco Eraclito quando scriveva che "la stessa cosa sono il vivente e il morto, lo sveglio e il dormiente, il giovane e il vecchio".
Proprio così adesso mi sembra di notare già da un po'.
Edited by Ce lia - 4/6/2014, 08:48