semplici.emozioni

Posts written by Ce lia

view post Posted: 22/6/2014, 08:03     Cancelli - Frammenti
Visto che non riesco a far vedere le immagini...è il caso
che cancelli!
view post Posted: 21/6/2014, 11:41     citazione da "Il giovane Holden" - Frammenti
Su questo ho qui scritto un racconto, intitolato "Conclusioni".

Edited by Ce lia - 21/6/2014, 12:56
view post Posted: 21/6/2014, 11:28     Cancelli - Frammenti
cancelli
I



Non so da quando, non so il perché però mi intrigano tanto questi oggetti di ferro battuto, nuovo, arrugginito, fatto con legno, di tutti i colori.

Che s’intraveda oltre un giardino, una casa deserta, tanta vegetazione rialzata e disordinata, un cane solo o dei ragazzini che ridono non ha importanza.

Qualcuno l’aveva certo costruito, alzato, tinteggiato per proteggere una sua proprietà: un fabbricato, un lotto di terreno o solo papaveri.

Ma se oltre c’era una villa vuota era necessario esplorarla, capire chi aveva scelto il cancello e il perché di quei tipo e forma.

La bambina che ero allora decise di oltrepassare il cancello di bronzo girandoci attorno perché aprirlo o scalarlo non era concepibile per lei.

Spingere la portafinestra sfondata, che dava direttamente in salotto, fu facilissimo.

Nessuno le venne incontro né scese le scale dal piano di sopra per controllare se era entrato qualcuno, certo non invitato e probabilmente sconosciuto. Ma chi poteva esserci? Era una villa deserta, forse piena solo di fantasmi o ricordi.

Di quando si era posto un cancello ad avvertire che di lì in poi c’era un padrone.

Un uomo aveva montato e dipinto il cancello di bronzo su ordine del proprietario che aveva fatto costruire una villa recintata per trascorrerci coi suoi le loro vacanze estive.

Ecco perché c’erano uno scivolo, un’altalena, la cuccia di un cane; Tim vi si leggeva a grandi lettere. Accanto al cancello lo ricordava una lastra marmorea su cui si leggeva “Attenti al cane”, ma non era dichiarato né il suo nome né la sua razza.

Neanche dei bambini c’era traccia, a meno che si fosse guardato nelle fotografie incorniciate in argento poste sugli scaffali in salotto. cosa che fece più tardi la bambina impicciona.

Appena le guarda in silenzio con curiosità e attenzione viene investita da un fragore di onde che sembra provenire proprio dall’immagine colorata che ha davanti: bambini sorridenti su una spiaggia affollata.

I bambini sono biondi, il mare azzurro, tra loro chiacchierano e ridono con le stesse vocine ora smarrite servite un tempo a chiamare il cocker Tim o a parlarsi tra loro.

“Sullo scivolo salgo io! Vai sull’altalena tu che sei femmina, più piccola e puoi farti male quando arrivi a terra.”





























II




Finalmente, una volta finita la casa e scaricati i sacchi di ghiaia per riempire le vie d’ingresso ancora senza vegetazione, arrivò il cancello di ferro che sarebbe stato dipinto di rosso.

A due ante, ben legato sul tetto dell’utilitaria di mio padre, aveva già il luogo dove essere fissato.

All’entrata, vicino alla lastra su cui si leggeva “Attenti al cane”, e all’altra su cui era incisa semplicemente la proprietà Villa Dora, senza cognome né indirizzo.

Era il nome della nonna e più che di una villa si trattava di un casamento a due piani contenente piccoli appartamenti vicini al mare costruiti per tutta la famiglia d’estate.

Era un vero, forte e grande cancello, ad avvicinarsi si
riusciva a intravedere un pozzo, piante di rose legate a bacchette
e abeti privi ormai di addobbi e luminarie natalizie.

A Villa Dora doveva essere allestito un roseto in onore della nonna.

Ma libero, con le rose non imprigionate da inferriate come visto altrove e raccontato da Cecilia Marideni Álvarez González.
Le rose e gli altri fiori cercano in tutti i modi di uscire dalle grate e sembrano soffrirne.

Ci sono cancelli anche lì, bianchi ed eleganti, non per proteggere ma per imprigionare.

Il cancello rosso di Villa Dora invece proteggeva l’abitato, il giardino e la scelta di tenere libere le piante e i fiori come i bambini e gli animali che vi vivevano, e partire dal rospo Pietro e dal suo pozzo.



















III



Un cancello di legno poteva bastare per dividere un lotto di terreno che non sarebbe mai stato edificato, ma soltanto arato per piantarci granaglie.

Da qui inizia la terra mia, diceva il proprietario ai conoscenti.

I papaveri sono venuti su da soli, chissà da chi e da quanto tempo sono stati seminati.

Non ha importanza.

Si tratta di un campo di grano pieno di papaveri e margheritine di cui solo un piccolo mazzo si potrà realizzare.

Ma non è certo questo il motivo della piantagione.

Il grano, sarà venduto. A chi e per quanti soldi non è dato saperlo, eppure compratori ci sono.








cancelli
I





Non so da quando, non so il perché però mi intrigano tanto questi oggetti di ferro battuto, nuovo, arrugginito, fatto con legno, di tutti i colori.

Che s’intraveda oltre un giardino, una casa deserta, tanta vegetazione rialzata e disordinata, un cane solo o dei ragazzini che ridono non ha importanza.

Qualcuno l’aveva certo costruito, alzato, tinteggiato per proteggere una sua proprietà: un fabbricato, un lotto di terreno o solo papaveri.

Ma se oltre c’era una villa vuota era necessario esplorarla, capire chi aveva scelto il cancello e il perché di quei tipo e forma.

La bambina che ero allora decise di oltrepassare il cancello di bronzo girandoci attorno perché aprirlo o scalarlo non era concepibile per lei.

Spingere la portafinestra sfondata, che dava direttamente in salotto, fu facilissimo.

Nessuno le venne incontro né scese le scale dal piano di sopra per controllare se era entrato qualcuno, certo non invitato e probabilmente sconosciuto. Ma chi poteva esserci? Era una villa deserta, forse piena solo di fantasmi o ricordi.

Di quando si era posto un cancello ad avvertire che di lì in poi c’era un padrone.

Un uomo aveva montato e dipinto il cancello di bronzo su ordine del proprietario che aveva fatto costruire una villa recintata per trascorrerci coi suoi le loro vacanze estive.

Ecco perché c’erano uno scivolo, un’altalena, la cuccia di un cane; Tim vi si leggeva a grandi lettere. Accanto al cancello lo ricordava una lastra marmorea su cui si leggeva “Attenti al cane”, ma non era dichiarato né il suo nome né la sua razza.

Neanche dei bambini c’era traccia, a meno che si fosse guardato nelle fotografie incorniciate in argento poste sugli scaffali in salotto. cosa che fece più tardi la bambina impicciona.

Appena le guarda in silenzio con curiosità e attenzione viene investita da un fragore di onde che sembra provenire proprio dall’immagine colorata che ha davanti: bambini sorridenti su una spiaggia affollata.

I bambini sono biondi, il mare azzurro, tra loro chiacchierano e ridono con le stesse vocine ora smarrite servite un tempo a chiamare il cocker Tim o a parlarsi tra loro.

“Sullo scivolo salgo io! Vai sull’altalena tu che sei femmina, più piccola e puoi farti male quando arrivi a terra.”





























II






Finalmente, una volta finita la casa e scaricati i sacchi di ghiaia per riempire le vie d’ingresso ancora senza vegetazione, arrivò il cancello di ferro che sarebbe stato dipinto di rosso.

A due ante, ben legato sul tetto dell’utilitaria di mio padre, aveva già il luogo dove essere fissato.

All’entrata, vicino alla lastra su cui si leggeva “Attenti al cane”, e all’altra su cui era incisa semplicemente la proprietà Villa Dora, senza cognome né indirizzo.

Era il nome della nonna e più che di una villa si trattava di un casamento a due piani contenente piccoli appartamenti vicini al mare costruiti per tutta la famiglia d’estate.

Era un vero, forte e grande cancello, ad avvicinarsi si
riusciva a intravedere un pozzo, piante di rose legate a bacchette
e abeti privi ormai di addobbi e luminarie natalizie.

A Villa Dora doveva essere allestito un roseto in onore della nonna.

Ma libero, con le rose non imprigionate da inferriate come visto altrove e raccontato da Cecilia Marideni Álvarez González.
Le rose e gli altri fiori cercano in tutti i modi di uscire dalle grate e sembrano soffrirne.

Ci sono cancelli anche lì, bianchi ed eleganti, non per proteggere ma per imprigionare.

Il cancello rosso di Villa Dora invece proteggeva l’abitato, il giardino e la scelta di tenere libere le piante e i fiori come i bambini e gli animali che vi vivevano, e partire dal rospo Pietro e dal suo pozzo.



















III





Un cancello di legno poteva bastare per dividere un lotto di terreno che non sarebbe mai stato edificato, ma soltanto arato per piantarci granaglie.

Da qui inizia la terra mia, diceva il proprietario ai conoscenti.

I papaveri sono venuti su da soli, chissà da chi e da quanto tempo sono stati seminati.

Non ha importanza.

Si tratta di un campo di grano pieno di papaveri e margheritine di cui solo un piccolo mazzo si potrà realizzare.

Ma non è certo questo il motivo della piantagione.

Il grano, sarà venduto. A chi e per quanti soldi non è dato saperlo, eppure compratori ci sono.
view post Posted: 21/6/2014, 11:25     Cancelli - Narrativa

cancelli
I




Non so da quando, non so il perché però mi intrigano tanto questi oggetti di ferro battuto, nuovo, arrugginito, fatto con legno, di tutti i colori.

Che s’intraveda oltre un giardino, una casa deserta, tanta vegetazione rialzata e disordinata, un cane solo o dei ragazzini che ridono non ha importanza.

Qualcuno l’aveva certo costruito, alzato, tinteggiato per proteggere una sua proprietà: un fabbricato, un lotto di terreno o solo papaveri.

Ma se oltre c’era una villa vuota era necessario esplorarla, capire chi aveva scelto il cancello e il perché di quei tipo e forma.

La bambina che ero allora decise di oltrepassare il cancello di bronzo girandoci attorno perché aprirlo o scalarlo non era concepibile per lei.

Spingere la portafinestra sfondata, che dava direttamente in salotto, fu facilissimo.

Nessuno le venne incontro né scese le scale dal piano di sopra per controllare se era entrato qualcuno, certo non invitato e probabilmente sconosciuto. Ma chi poteva esserci? Era una villa deserta, forse piena solo di fantasmi o ricordi.

Di quando si era posto un cancello ad avvertire che di lì in poi c’era un padrone.

Un uomo aveva montato e dipinto il cancello di bronzo su ordine del proprietario che aveva fatto costruire una villa recintata per trascorrerci coi suoi le loro vacanze estive.

Ecco perché c’erano uno scivolo, un’altalena, la cuccia di un cane; Tim vi si leggeva a grandi lettere. Accanto al cancello lo ricordava una lastra marmorea su cui si leggeva “Attenti al cane”, ma non era dichiarato né il suo nome né la sua razza.

Neanche dei bambini c’era traccia, a meno che si fosse guardato nelle fotografie incorniciate in argento poste sugli scaffali in salotto. cosa che fece più tardi la bambina impicciona.

Appena le guarda in silenzio con curiosità e attenzione viene investita da un fragore di onde che sembra provenire proprio dall’immagine colorata che ha davanti: bambini sorridenti su una spiaggia affollata.

I bambini sono biondi, il mare azzurro, tra loro chiacchierano e ridono con le stesse vocine ora smarrite servite un tempo a chiamare il cocker Tim o a parlarsi tra loro.

“Sullo scivolo salgo io! Vai sull’altalena tu che sei femmina, più piccola e puoi farti male quando arrivi a terra.”





























II




Finalmente, una volta finita la casa e scaricati i sacchi di ghiaia per riempire le vie d’ingresso ancora senza vegetazione, arrivò il cancello di ferro che sarebbe stato dipinto di rosso.

A due ante, ben legato sul tetto dell’utilitaria di mio padre, aveva già il luogo dove essere fissato.

All’entrata, vicino alla lastra su cui si leggeva “Attenti al cane”, e all’altra su cui era incisa semplicemente la proprietà Villa Dora, senza cognome né indirizzo.

Era il nome della nonna e più che di una villa si trattava di un casamento a due piani contenente piccoli appartamenti vicini al mare costruiti per tutta la famiglia d’estate.

Era un vero, forte e grande cancello, ad avvicinarsi si
riusciva a intravedere un pozzo, piante di rose legate a bacchette
e abeti privi ormai di addobbi e luminarie natalizie.

A Villa Dora doveva essere allestito un roseto in onore della nonna.

Ma libero, con le rose non imprigionate da inferriate come visto altrove e raccontato da Cecilia Marideni Álvarez González.
Le rose e gli altri fiori cercano in tutti i modi di uscire dalle grate e sembrano soffrirne.

Ci sono cancelli anche lì, bianchi ed eleganti, non per proteggere ma per imprigionare.

Il cancello rosso di Villa Dora invece proteggeva l’abitato, il giardino e la scelta di tenere libere le piante e i fiori come i bambini e gli animali che vi vivevano, e partire dal rospo Pietro e dal suo pozzo.



















III



Un cancello di legno poteva bastare per dividere un lotto di terreno che non sarebbe mai stato edificato, ma soltanto arato per piantarci granaglie.

Da qui inizia la terra mia, diceva il proprietario ai conoscenti.

I papaveri sono venuti su da soli, chissà da chi e da quanto tempo sono stati seminati.

Non ha importanza.

Si tratta di un campo di grano pieno di papaveri e margheritine di cui solo un piccolo mazzo si potrà realizzare.

Ma non è certo questo il motivo della piantagione.

Il grano, sarà venduto. A chi e per quanti soldi non è dato saperlo, eppure compratori ci sono.

Edited by semplici.emozioni - 16/9/2014, 10:18
view post Posted: 20/6/2014, 08:02     GIARDINO - Poesia
Grazie! Quel giardino è ormai solo nella mia memoria (venduto!) ma c'è.
view post Posted: 18/6/2014, 17:44     GIARDINO - Poesia
Mi incanta
il tenace oleandro
che s’accende,
tra le foglie amare,
di colore
e la vite modesta
che abbraccia
tra i pampini azzurri
i grappoli gonfi.

Arresto
sul tronco severo
- i pensieri –
della quercia
che sale nel cielo
dignitosa e composta
senza slancio,
la quercia.

Più in là
dove l’aria è più umida
e sorride la cedevole acacia
dal pallido corpo rugoso,
la magnolia superba
grida i turgidi fiori infiniti
che biancheggiano
alti e solitari
e s’allarga il profumo.
view post Posted: 14/6/2014, 07:57     POESIA DI APRILE 2014 LA MIA RECENSIONE - Poesia del mese
Grazie, è la recensione perfetta che da te mi aspettavo!
view post Posted: 13/6/2014, 08:53     Cancelli - Romanzi e Saggi
Non so da quando, non so il perché però mi intrigano tanto questi oggetti di ferro battuto, nuovo, arrugginito, fatto con legno, di tutti i colori.

Che s’intraveda oltre un giardino, una casa deserta, tanta vegetazione rialzata e disordinata, un cane solo o dei ragazzini che ridono non ha importanza.

Qualcuno l’aveva certo costruito, alzato, tinteggiato per proteggere una sua proprietà: un fabbricato, un lotto di terreno o solo papaveri.

Ma se oltre c’era una villa vuota era necessario esplorarla, capire chi aveva scelto il cancello e il perché di quei tipo e forma.

La bambina che ero allora decise di oltrepassare il cancello di bronzo girandoci attorno perché aprirlo o scalarlo non era concepibile per lei.

Spingere la portafinestra sfondata, che dava direttamente in salotto, fu facilissimo.

Nessuno le venne incontro né scese le scale dal piano di sopra per controllare se era entrato qualcuno, certo non invitato e probabilmente sconosciuto. Ma chi poteva esserci? Era una villa deserta, forse piena solo di fantasmi o ricordi.

Di quando si era posto un cancello ad avvertire che di lì in poi c’era un padrone.

Un uomo aveva montato e dipinto il cancello di bronzo su ordine del proprietario che aveva fatto costruire una villa recintata per trascorrerci coi suoi le loro vacanze estive.

Ecco perché c’erano uno scivolo, un’altalena, la cuccia di un cane; Tim vi si leggeva a grandi lettere. Accanto al cancello lo ricordava una lastra marmorea su cui si leggeva “Attenti al cane”, ma non era dichiarato né il suo nome né la sua razza.

Neanche dei bambini c’era traccia, a meno che si fosse guardato nelle fotografie incorniciate in argento poste sugli scaffali in salotto. cosa che fece più tardi la bambina impicciona.

Appena le guarda in silenzio con curiosità e attenzione viene investita da un fragore di onde che sembra provenire proprio dall’immagine colorata che ha davanti: bambini sorridenti su una spiaggia affollata.

I bambini sono biondi, il mare azzurro, tra loro chiacchierano e ridono con le stesse vocine ora smarrite servite un tempo a chiamare il cocker Tim o a parlarsi tra loro.

“Sullo scivolo salgo io! Vai sull’altalena tu che sei femmina, più piccola e puoi farti male arrivata a terra.





























Finalmente, una volta finita la casa e scaricati i sacchi di ghiaia per riempire le vie d’ingresso ancora senza vegetazione, arrivò il cancello di ferro che sarebbe stato dipinto di rosso.

A due ante, ben legato sul tetto dell’utilitaria di mio padre, aveva già il luogo dove essere fissato. All’entrata, vicino alla lastra su cui si leggeva “Attenti al cane”, e all’altra su cui era incisa semplicemente la proprietà Villa Dora, senza cognome né indirizzo.

Era il nome della nonna e più che di una villa si trattava di un casamento a due piani contenente piccoli appartamenti vicini al mare costruiti per tutta la famiglia d’estate.

Era un vero, forte e grande cancello, ad avvicinarsi si
riusciva a intravedere un pozzo, piante di rose legate a bacchette
e abeti privi ormai di addobbi e luminarie natalizie.

A Villa Dora doveva essere allestito un roseto in onore della nonna.
Ma libero, con le rose non imprigionate da inferriate come visto altrove e raccontato da Cecilia Marideni Álvarez González.
Lì le rose e gli altri fiori cercano in tutti i modi di uscire dalle grate e sembrano soffrirne.
Ci sono cancelli anche lì, bianchi ed eleganti, non per proteggere ma per imprigionare.

Il cancello rosso di Villa Dora invece proteggeva l’abitato, il giardino e la scelta di tenere libere le piante e i fiori come i bambini e gli animali che vi vivevano, e partire dal rospo Pietro e dal suo pozzo.




Un cancello di legno bastava per dividere un lotto di terreno che non sarebbe mai stato edificato, ma soltanto arato per piantarci granaglie.

Da qui inizia la terra mia, diceva il proprietario ai conoscenti.

I papaveri e le margheritine sono venuti su da soli, chissà da chi e da quanto tempo seminati.
Sono fiori di un passato a me sconosciuto.

ci dovrebbero essere immagini...non so come fare...
938 replies since 18/10/2009