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Posts written by ElectraMB

view post Posted: 27/10/2009, 12:01     Torta di patate prosciutto e certosa - Spazio culinario

Torta di patate prosciutto e certosa







Piatto unico perchè dopo una porzione di questa torta non si ha la forza di mangiare altro ;)



•patate (vedete voi quante, ma direi di calcolarne 2 a testa, di quelle medie)

•2 etti di prosciutto cotto

•1 o 2 confezioni di certosa oppure se preferite: mozzarella o sottilette

•grana grattuggiato

•qualche ricciolo di burro


•fai bollire le patate e poi fanne un purè

•ungi una pirofila da forno con un po' di burro

•fai un primo strato di purè di patate nella pirofila

•fai uno strato di prosciutto

•fai uno strato di certosa o degli altri formaggi che preferisci

•chiudi tutto con l'ultimo strato di purè di patate

•spolvera con il grana grattuggiato

•finisci con qlc ricciolo di burro

•inforna a 180° per 20 minuti

Buon appetito!!!

view post Posted: 27/10/2009, 08:10     Le dodici fate - Fantasilandia...il regno delle fiabe e delle leggende

Le dodici fate









Una volta, raccontano, sul monte Ineu vivevano dodici fate. La cittadella entro cui vivevano era tutta d'ambra; le porte avevano stipiti d'oro e d'argento ed erano adorne di belle sculture. Le fate erano così belle, che chiunque le guardasse in viso diventava folle d'amore e vagava sulle loro tracce finchè non era completamente fuori di sè. La loro signora, la principessa delle fate, non aveva pari: la sua voce era così dolce e incantevole, che i pastori, quando guidavano le greggi alle falde del monte e le udivano cantare nelle sere di luna piena, rimanevano ammaliati e non potevano più dormire la notte. Da quelle parti abitava anche un cacciatore, giovane ma molto famoso, di nome Valer. Questi fece una scomessa con altri giovani, vantandosi d'essere in grado di rapire la principessa delle fate e farla moglie. Ma il suo desiderio restava un semplice desiderio, perchè le fate erano custodite da due giganti, ciascuno dei quali aveva un solo occhio sulla fronte; erano brutti e deformi entrambi, ma abbastanza forti per rompere il tronco d'un albero senza sforzarsi troppo. Giorno e notte facevano la guardia intorno alla cittadella, a turno, e ogni essere umano era minacciato di morte, qualora avesse osato accostarsi alle mura. Le dodici fate rapivano dai villaggi vicini dodici giovanotti ogni anno e danzavano con loro per tutta la notte, fino al primo canto del gallo. Quando erano esauste per la danza, arrivavano i giganti, con l'ordine di scagliare i giovanotti oltre le mura della cittadella, affinchè dei loro corpi restasse solo qualche brano. Alcuni, i più fortunati, ne uscivano sciancati, con la spina dorsale rotta e variamente mutilati, tanto che suscitavano pietà e commiserazione. Valer, visto come andavano le cose, decise di stare in agguato, finchè i giganti dal petto taurino non fossero colpiti dalla punta avvelenata delle sue frecce. E questa occasione non tardò a presentarsi. Un giorno di calda estate, le fate erano uscite per bagnarsi nelle acque del lago Lala e i due giganti ricevettero l'ordine di vigilare fuori dalle mura della cittadella; così non le avrebbero viste mentre giocavano e sguazzavano nude nelle onde. Valer non esitò. Si appressò alla cittadella più che potè, fermandosi ad ogni passo dietro un tronco di un albero per non farsi vedere; quandi pensò che fosse il momento opportuno, incoccò una freccia aguzza, con la punta d'acciaio, e saettò il gigante di destra nel bel mezzo del petto. Il dardo penetrò direttamente nel cuore, sicchè il gigante, senza poter dire nè ai nè bai, rovinò a terra in un lago di sangue. Adattò un'altra freccia alla corda dell'arco e scoccò pure questa nel petto del secondo gigante. Ebbe identica fortuna e uccise anche quello. Se non li avesse centrati giusto nel cuore, guai a lui: lo avrebbero soffocato come una cornacchia appena nata. Poi entrò nella cittadella e dalla riva del lago spiò le fate che si bagnavano, con gli occho sgranati per la loro bellezza; poi, di soppiatto, veloce come un fulmine, rubò la veste della pricipesa. Le altre fate, accortesi del pericolo, si trasformarono in colombe e spiccarono il volo verso occidente; rimase lì soltanto la principessa, la quale non cessava di implorare Valer che le restituisse le vesti, promettendogli in cambio tesori e beni di grande valore. Ma lui non la ascoltava neppure. Non gli importava nulla nè della sua preghiera nè delle sue lacrime e della sua angoscia e non rispondeva a nessuna domanda. Così gli avevano insegnato le vecchie del villaggio, esperte di magia: non bisogna parlare con le fate nè restituire loro le vesti, se le si vuole privare del potere di nuocere. Visto che col giovane non c'era da scherzare, la fata alla fine si calmò. Sembrava che si fosse abituata a vivere con lui, tanto più che Valer era un ragazzo molto bello e bravo, la aiutava, faceva di tutto per lei, le portava selvaggina fresca, le dava una mano a cucinare; soltanto, non parlava e non mostrava il luogo in cui aveva nascosto la veste incantata. Provvide lui a confezionarle altre vesti graziose; ma con quelle essa non poteva stregare a nessuno, perchè non avevano nessun potere magico. Così passarono i giorni, le settimane, i mesi. Dopo nove mesi, la pricipessa delle fate diede alla luce un bimbo dai capelli d'oro, bello come un sogno. Valer era molto felice; e sembrava felice anche lei, quando vedeva cinguettare quella creaturina leggiadra che le assomigliava perfettamente nel viso e in tutta la figura. Tuttavia a volte veniva improvvisamente colta da una grande tristezza, da una gran pena; allora cominciava a cantare finchè valli e monti risonavano del suo canto. Quando cantava con più ardore, venivano le undici colombe, le sue sorelle, a posarsi sulle mura della cittadella; la principessa di un tempo usciva a mostrar loro il bambino, dentro una cuna d'abete. Esse lo osservavano a lungo, come se si tratasse di un'apparizione, poi scuotevano il capo e ripartivano verso li loro paese. Una sera Valer tornò a casa più stanco del solito. Era corso dietro ad alcune capre nere ed era riuscito a colpirne una sola, mentre le altre si erano dileguate all'ombra delle rupi montane. Andò a coricarsi subito, dimenticando di cingersi per bene alla vita la veste della fata, che portava addosso notte e dì affinchè lei non gliela rubasse. La principessa delle fate, vedendo ai fianchi di Valer la veste dal magico potere, trasalì. Le rinacque nell’anima il desiderio di andarsene nel mondo dell’isola marina, dai genitori e dalle sorelle che la aspettavano, a vivere nel fasto e nello sfarzo, perché suo padre era il re del mare. Lo accarezzò e si diede da fare, finchè riuscì a svolgere la veste e ad indossarla. Adesso era potente. Poteva ucciderlo con un solo cenno; ma il bimbo le sorrideva nel sonno, così dolcemente che essa perdonò Valer per tutto il male che le aveva fatto. Gli lasciò un biglietto: "Ti lascio il bimbo e la vita. Vado dai miei genitori. Non potrai ritrovarmi, mai più. Con la mia paretenza, la cittadella sprofonda nelle tenebre. Fatti una capanna o trova una grotta, e rifugiatevi là dentro. Quando avrò nostalgia del bimbo, verrò a vedervi."La cittadella fu inghiottita dalla terra, e fu come se non fosse mai esistita. La principessa delle fate si trasformò in una colomba e si diresse in volo verso il paese dei suoi genitori. Il povero Valer, destandosi il giorno seguente sulla riva del lago Lala con il bambino accanto a sé, rimase atterrito. Lesse il biglietto e si percosse la fronte col palmo della mano, rimproverandosi di non aver bruciato la veste di lei, per impedirle di abbandonarlo. Cercò una grotta come rifugio per il bambino e gli approntò un lettuccio fatto di morbide pelli di animali. Trovò poi una capretta e la portò nella grotta col suo caprettino, affinchè allattasse, oltre al suo piccolo, anche il bambino. I due piccoli poppavano quindi l’uno accanto all’altro e Valer correva tutto il giorno per procurare il cibo alla mite capretta. I giorni passavano gli uni dopo gli altri, ma la pena del cacciatore era sempre infinita. Non aveva voglia di dormire né di mangiare e la sua anima era colma di amarezza. Aveva nostalgia della sua sposa. Ma non era ancora trascorso un mese, che la principessa delle fate capitò da lui e gli disse:"Da oggi puoi parlare con me. La nostalgia del mio bimbo mi ha piegata e mi ha indotto a lasciare i miei genitori. A partire da oggi resterò sempre accanto a voi".Valer cadde in ginocchio e le baciò la mano ringraziandola. Con le pietre preziose che essa aveva portate costruirono un bellissimo castello, dove vissero fino alla tarda vecchiaia, nella felicità e nell’amore perfetto. Le undici colombe venivano una volta all’anno, portando regali al bambino e lettere del padre a lei; il bambino cantava belle canzoni, perché aveva ereditato dalla mamma il dono del canto.




dal web
view post Posted: 26/10/2009, 08:38     Lilli e Vagabondo - fiabe in video

Lilli e Vagabondo







E' ormai calata la notte, e sta nevicando da molte ore. Una bianca coltre ricopre la città. In un elegante quartiere di Londra, ogni villa è riscaldata da un bel fuoco ed è illuminata dalle luci colorate dell'abete... In ogni casa si aspetta con gioia lo scambio dei doni. E' la notte di Natale! E' scoccata mezzanotte... In una graziosa villetta, Gianni Caro porge alla giovane moglie il suo regalo. "E' per te, Tesoro. Buon Natale!" "Oh, Gianni Caro, è il capellino che desideravo...quello col fiocco?!" "Be' il fiocco c'è, ma..." risponde il marito con un sorriso malizioso. Tesoro solleva piano piano il coperchio della scatola e... "Che amore!" esclama scorgendo un tenero cucciolo infiocchettato. Che deliziosa cagnetta! La chiamerò Lilli!" Passano le settimane e Lilli diventa l'incontrastata reginetta di casa. E tra coccole e amore, Lilli compie sei mesi. Per l'occasione, i suoi padroni le regalano il collare con la piastrina."Ti sta a pennello!" le dice Tesoro allacciandole la cinghietta. Lilli si guarda compiaciuta allo specchio e poi corre dai suoi due amici Fido e Whisky per farsi ammirare. Whisky è un terrier molto distinto e Fido è un bracco grande e grosso. Entrambi sono di razza pura e di buone maniere. In gioventù Fido è stato un famoso cane poliziotto dal fiuto eccezionale, ma ora con la vecchiaia, ha perso l'olfatto. Lilli è la mascotte dei due, una vicina davvero molto, molto amata. "Guarda guarda, Miss Lilli ha il collare!" esclama Fido. "Sembra ieri quando Lilli si affilava i dentini sulle pantofole di Gianni Caro, e adesso eccola una signorina in erba!" osserva Whisky compiaciuto. Ma improvvisamente qualcosa cambia nella vita di Lilli. Tesoro e Gianni Caro mutano atteggiamento verso la loro diletta: non la coccolano più, non giocano più con lei, non la portano più a spasso. E Tesoro passa interi pomeriggi a lavorare a maglia. Lilli se ne sta sdraiata in giardino, afflitta, con lo sguardo perduto nel vuoto e l'aria assente. "E' qualcosa che ho fatto, suppongo!" confida un giorno ai suoi amici. Loro si scambiano uno sguardo complice e le spiegano: "Tesoro sta aspettando un marmocchio..." "Sì, un delizioso fagottino... di guai, che ti porta lo scompiglio in casa." A parlare è Biagio, un cane vagabondo, che ha sentito i discorsi dei tre. "E poi... aspetta che arrivi l'erede... Ricordati, bambina: nel cuore umano c'è posto solo per una data quantità d' affetto, e quando arriva un pupo... il cane deve farsi da parte!" Lilli non vuole credere alle parole di quello strano individuo e gli gira le spalle sdegnata. Il bambino finalmente arriva! In casa c'è un continuo andirivieni. Le carezze, i complimenti, i regali sono tutti per lui. Sembra che nessuno si accorga della povera Lilli. "Ma che cos'è un pupo?" si chiede triste la cagnolina. Un bel giorno prende coraggio, sale le scale e arriva davanti alla camera, entra, si avvicina cauta alla culla e... finalmente scopre cosa è un bebè! Lilli si intenerisce: è così grazioso! E un giorno, chissà, potranno diventare amici... Due mesi dopo Tesoro e Gianni Caro partono per un viaggetto e arriva zia Sara per accudire il bambino e... Lilli. Ma, povera Lilli, la terribile zia è un vero gendarme e non sembra gradire per niente la presenza della cagnetta. Infatti, non appena la vede avvicinarsi alla culla del piccolo, la scaccia stizzita, e inoltre... ha portato con sé due odiosissimi gatti siamesi! I due fratelli mettono il naso dappertutto. Con un balzo sull'armadio, si avvicinano alla gabbia del canarino. "Guarda un po' quel poverino... deve annoiarsi tutto solo nella gabbia... teniamoli compagnia," propongono, complici, i malandrini. "Oh, no! Non fate così!" grida Lilli che, per un pelo, è appena riuscita a salvare il pesce rosso. "Fermatevi!" implora. Ma i due sfrontati si scatenano ancor di più, la gabbia dondola pericolosamente... Infine i terribili siamesi perdono l'equilibrio, si attaccano alle tende e... patatrac! La gabbia cade a terra, l'acquario si rovescia, il vaso si rompe! Quando arriva zia Sara, richiamata dal baccano, i fratelli assumono un'aria angelica e tutte le colpe ricadono su Lilli. "Che succede qui?" urla la zia. "E' stata certo quella orribile bestiaccia ad aggredire i miei poveri micetti innocenti!" Un quarto d'ora più tardi Lilli viene trascinata dalla furente zia in un negozio di animali. "Buon giorno, signora, in che cosa posso servirla?" chiede il commesso. "Una museruola, e che sia bella forte!" "L'ultimo tipo: guinzaglio e museruola in uno, ora glielo mettiamo..." e con un rapido gesto infila la museruola alla cagnolina. La poverina spaventata si divincola, si dibatte e.. con un ultimo strappo si libera dalle mani dei suoi "carcerieri", e fugge dal negozio a zampe levate. Come se non bastasse, la disgraziata viene inseguita da tre cani feroci e rabbiosi. Per fortuna Biagio, il simpatico cane vagabondo, si trova a passare da quelle parti. Drizza le orecchie a quel gran baccano e, rendendosi conto di quanto sta accadendo, immediatamente scatta in difesa della bella cagnolina. Con un balzo d'atleta si para davanti alle tre belve inferocite e inizia una battaglia a suon di morsi, senza risparmio di colpi.Lilli assiste al combattimento, con il cuore in gola. Ma alla fine... il suo eroe ha la meglio e riesce a mettere in fuga i tre avversari. Ora la piccola può uscire dal suo nascondiglio. "Ehi, bimba, che diavolo ci fai qui in periferia?" chiede Biagio a Lilli. "Credevo che tu... Oh, poverina!" esclama il vagabondo impietosito, scorgendo la museruola. "Dovremo toglierti questo arnese. Bè, credo di conoscere il posto adatto, vieni con me!" Così Lilli segue il suo salvatore che la precede spedito. "Bene, eccoci arrivati!" dice il cane con una certa soddisfazione. "Ma è lo zoo!" esclama Lilli stupita. "Noi non possiamo entrare..." sussurra Lilli. Ma grazie a un espediente di Biagio i due riescono a introdursi nel giardino zoologico. "Vieni," dice alla cagnolina, "troviamo qualcuno che ti tolga la museruola!" "Oh, il coccodrillo! Forse può fare al caso nostro. Ehi, cocco, credi che potresti tagliare questo aggeggio con un morso?" chiede Biagio. Ma ben presto si accorge che le reali intenzioni dell'altro sono ben diverse e fa appena in tempo a sottrarre Lilli alle sue fauci spalancate. Ma ecco l'idea giusta: "Ehi, un castoro!" esclama Biagio. "E' proprio quello che ci vuole. Amico, saresti così gentile da liberare la mia compagna?" Poiché il castoro sembra troppo indaffarato per occuparsene, gli propone un baratto. Un deciso colpo di denti, e guinzaglio e museruola saranno suoi: potrà servirsene per trasportare piccoli tronchi. L'affare è fatto. Il castoro si avvicina alla cagnolina e, con un morso le recide la cinghietta. Lilli è finalmente libera. "E' fatta!" esclama felice. I due amici escono dallo zoo; ora bisogna risolvere un altro problema: la cena. Biagio invita Lilli da Tony e Joe, amici pizzaioli. I due sono entusiasti della nuova fidanzatina del vagabondo. "Stasera menù speciale per Biagio," dice Tony a Joe. "Due spaghetti al dente con polpettine di carne..." Che cosa chiedere di più di una cenetta a lume di candela, rallegrata dal canto e dalla fisarmonica di Tony e dal mandolino di Joe? Un po' più tardi, i fidanzati si concedono una romantica passeggiata nel parco e come tutti gli innamorati del mondo si scambiano la loro eterna promessa d'amore. Il giorno dopo i due si risvegliano in un'alba di fuoco. Davanti a loro, vallate e montagne tinteggiate di rosa si perdono all'orizzonte. "Ed è tutto nostro se lo vogliamo, bimba!" le dice Biagio, mostrando il panorama. "Sarebbe davvero bello..." Lilli sta per cedere alla tentazione "... Ma chi baderebbe al pupo? Io devo tornare..." decide guardando il compagno. "Hai vinto!" sospira desolato Biagio. "Vieni ti riaccompagno a casa!" Mentre camminano, tutt'a un tratto il vagabondo si arresta davanti a un reticolato..."Non per cambiare argomento, bimba, ma hai mai dato la caccia alle galline?" chiede divertito, indicando il pollaio accanto. "Ci mancherebbe altro!" risponde sdegnata Lilli. "Oh, oh, allora non hai mai vissuto! E' divertente. Vieni piccola, vivi finchè ne hai il tempo." "Ma non faremo loro del male?" domanda Lilli. "Nooo, gli daremo solo qualche emozione," la rassicura Biagio. Così i due "briganti" si introducono di soppiatto nel pollaio, portando lo scompiglio: nuvole di piume volano ovunque! "ma che succede là dentro?" tuona all'improvviso la voce del padrone, seguita da una fucilata. "E' il segnale di tagliare la corda!" grida Biagio, dandosi precipitosamente alla fuga. "Vieni, bimba, seguimi... no, non da quella parte! La povera cagnetta è stata catturata e trasportata al canile. "E' lei la colpevole, non ho dubbi!" dice l'accalappiacani, consegnandola nelle mani del custode: "L'ho colta sul luogo del misfatto, tutta piena di piume, sbattila dentro con gli altri..." Chiuse nelle loro celle, cani di tutte le razze attendono un destino incerto. Non appena Lilli fa la sua comparsa tra i prigionieri, i loro occhi si puntano su di lei. Confusa e smarrita, scoppia in lacrime. "Guardate che tipetta aristocratica è arrivata. Ma dove credi di essere, a palazzo, mia bella signorina?" commenta un grosso mastino vedendola. "Non farci caso, piccola," la consola Boris, un cane russo molto distinto. "Tu hai la piastrina e questa è il tuo passaporto per la libertà. Come vedi, qui non ce l'ha nessuno, per questo siamo prigionieri e senza scampo... Non come Biagio, che riesce sempre a farla franca!" "Biagio?" chiede Lilli rizzando le orecchie. "Quello sì è un tipo che non si fa mai accalappiare," interviene Gilda, una cagnetta gentile e generosa. "L'ha fatta in barba a tutti gli accalappiacani della città... Non ci crederai, bellezza, ma in qualunque brutto pasticcio si trovi, lui riesce sempre a cavarsela! Oh, ma anche Biagio ha il suo tallone d'Achille, il suo punto debole: le belle cagnoline. Ci sono state Lulù, Cosetta e Fifì, Guanita, Chichita... ehhh!" sospira Gilda."Già ma, verrà un giorno in cui ne incontrerà una molto diversa," la interrompe Boris. "Una creatura delicata che cercherà in lui rifugio e protezione... e quel giorno, preso dal vero amore... il poverino si distrarrà, le guardie lo cattureranno, e per Biagio sarà la fine!" Ma proprio mentre Boris pronuncia queste ultime, drammatiche parole, entra l'accalappiacani e dice, rivolgendosi a Lilli: "Coraggio, piccola, sono venuto a riportarti a casa. Sei troppo per bene per restare qua." E così la cagnolina lascia i suoi nuovi amici e abbandona il canile. Lilli ora è a casa, sdraiata accanto alla sua cuccia. E' triste e avvilita. Fido e Whisky, i vicini fedeli e discreti, vanno a farle visita. "Lilli, Miss Lilli, si può?" chiedono i due. "Vi prego, non voglio vedere nessuno. Siete molto gentili e ve ne sono grata, ma..." Lilli si interrompe perché all'improvviso sente la voce di Biagio: "Bimba, bimba..." Lilli gli volta le spalle, irritata, e i due vicini si allontanano... La cagnetta è molto arrabbiata con Biagio, che ritiene responsabile di quanto le è accaduto. "Che c'è, non mi dai più confidenza? Su, andiamo, bimba, non è stata colpa mia: credevo che tu mi seguissi a ruota, davvero, e quando ho sentito che eri finita al canile..." "Oh, non mi parlare di quell'orribile posto!" balbetta Lilli tra le lacrime. "Ho provato tanta paura!" "Coraggio, chi mai farebbe del male a una cosetta delicata come te?" la rincuora Biagio. "Cosetta... già, ora che ci penso: chi è Cosetta? E chi sono Lulù,Fifì, Guanita e Chichita? Per quanto mi riguarda, non ho più bisogno delle tue attenzioni. Addio, e portati via questo!" gli grida risentita, gettandogli l'osso che Biagio le aveva portato in regalo. Lui se ne va mogio, con la coda tra le zampe. Ma dopo che Biagio se ne è andato, Lilli, rintanata nella sua cuccia, è ancora più triste di prima. Piange sconsolata, le sue lacrime si confondono con le prime gocce di pioggia che iniziano a cadere dal cielo cupo. Intanto un grosso ratto, approfittando della distrazione di Lilli e del frastuono del temporale, si introduce di soppiatto nel cortile della casa. E' stato attirato dall'odore del neonato. Che mai vorrà fare quell'orribile bestia? Lilli lo vede e si mette ad abbaiare, ma purtroppo è saldamente legata a una catena, e a nulla servono i suoi latrati: il ratto si arrampica sul muro della casa e, attraverso la finestra, si infila proprio nella camera del bambino. Insospettito dall'insistente abbaiare di Lilli, Biagio arriva al cortile giusto in tempo. Subito chiede preoccupato: "Che succede, bimba?" "Un topo!" grida lei affannata. "E' di sopra, nella stanza del pupo!" "Dimmi, come posso entrare?" "Cerca la porticina sulla veranda!" Mentre Biagio si getta coraggiosamente all'inseguimento del malvagio ratto, zia Sara, risvegliata dai latrati di Lilli e dai rumori provenienti dall'interno della casa, balza sul letto inviperita. "Oh, no! Ancora quella piccola peste! Cosa avrà da arrabbiare tanto?" si chiede furente, sentendo aumentare sempre più il baccano. Biagio, intanto, entra deciso nella camera del bambino per salvarlo. Appena in tempo! Il topo era già sulla culla e sta per saltarci dentro. Ma il vagabondo è più veloce. Con un balzo raggiunge la bestia, l'afferra e la getta a terra. Scoppia una lotta all'ultimo sangue, in un groviglio di zampe, unghie e denti aguzzi e taglienti come lame. Per entrambi è questione di vita o di morte. Lilli, che intanto è riuscita a spezzare la catena, entra trafelata nella camera e si precipita accanto alla culla, che durante il terribile combattimento si è rovesciata. All'improvviso tutto si placa... Biagio esce da uno angolo zoppicando: si lecca una zampa ferita, ma ha uno sguardo di trionfo. Ha vinto! Lilli intravede la vittima in un angolo. Non fanno in tempo a gioire insieme che arriva la zia, brandendo minacciosa una scopa. Quando vede la culla rovesciata e sente il pianto del bambino, non ha alcun dubbio: quei due maledetti cani sono la causa di tutto il disastro. "Ah, bestiacce dannate, via, indietro! Finirete al canile comunale! Lo chiamo immediatamente!" urla, e intanto imprigiona il povero Biagio dentro uno sgabuzzino.Lilli invece viene afferrata per il collare, trascinata giù per le scale e poi sbattuta senza alcuna pietà nella cantina buia. A nulla servono i suoi guati. Zia Sara si precipita a telefonare al canile: "Giovanotto, esigo che lei o qualcun altro venga a prelevare subito un cane randagio!" I padroni di Lilli arrivano proprio nell'istante in cui l'accalappiacani sta trascinando via l'innocente Biagio. "Cosa è accaduto?" chiedono curiosi. "Sono venuto per prendere questo randagio," risponde l'accalappiacani. "Aveva assalito un bambino..." A queste parole i due giovani corrono in casa terrorizzati, mentre Whisky e Fido assistono sbigottiti alla cattura del vagabondo. Tesoro e Gianni Caro si tranquillizzano subito: il bimbo sta bene. Poi liberata Lilli, la seguono sulle scale. "Che stai cercando di dirmi?" si sforza di capire il giovane entrando nella camera del piccolo. I suoi interrogativi trovano presto una risposta... Gli basta poco per capire quanto è appena accaduto: nella stanza c'è un topo. Il misterioso comportamento di Lilli è chiarito. Ora bisogna salvare... il salvatore! Anche Whisky e fido hanno sentito tutto. Fido propone: "Dobbiamo fermare quel carro! Seguiremo la pista." "Guardiamo in faccia la realtà," osserva Whisky scoraggiato. "Lo sappiamo tutti e due che l'odorato l'hai perso da un sacco di tempo!" Ma Fido non gli dà retta: è già intento a seguire la traccia. Intanto, Lilli e Gianni Caro, stanno tentando di raggiungere il carro su un'auto lanciata a forte velocità. Devono assolutamente arrivare in tempo. Miracolo! Fido ce l'ha fatta: ha ritrovato la pista e... il carro. I due cani si gettano pericolosamente vicino alle ruote e agli zoccoli dei cavalli che, spaventati dai latrati, si arrestano di botto. Il carro sbanda e si rovescia su un lato. Nello stesso istante arriva l'auto con Lilli e Gianni caro. La cagnolina salta giù e si precipita verso il carro preoccupata. Come starà Biagio? Ma il suo "fidanzato" sta benone e, anzi, le chiede con la sua solita aria scanzonata: "Ciao, bimba. Come mai da queste parti?" Finalmente a casa! Anche i più vagabondi a volte decidono di mettere la testa a posto! Ma ecco che arrivano visite. Sono Whisky e Fido. Quest'ultimo è molto orgoglioso di aver dimostrato che il suo fiuto è ancora potente come una volta... "Oh,oh!" commenta Fido, "vedo che anche tu hai un bel collare..." "E con tanto di piastrina!" sottolinea Whisky. "Ne ho sentito l'odore non appena ti sei avvicinato. Bene, ragazzi miei, vi vedo felici!" E? passato un anno dall'inizio della storia. Biagio e Lilli sono più innamorati che mai e festeggiano il loro primo Natale insieme circondati dall'affetto e dalla allegra baraonda della loro cucciolata. ne hanno avuti quattro: tre graziose cucciolette, tutte il ritratto della mamma, e un rumoroso cucciolotto grigio, somigliante a papà. E tutti quanti, insieme agli immancabili Fido e Whisky, posano per una foto, a ricordo delle loro belle avventure.





view post Posted: 26/10/2009, 08:08     Rondinella e il passero - Fantasilandia...il regno delle fiabe e delle leggende
veramente bella...e piena di verità nascoste.
Quante volte ci lasciamo andare allo sgomento e non riusciamo più a credere in noi stessi!
view post Posted: 25/10/2009, 05:25     La strega del sorriso - Fantasilandia...il regno delle fiabe e delle leggende
Vedo che hai raccolto il mio messaggio subliminale ;)
Splendida fiaba, raccontata con la tua solita bravura.
Grazie Mario!
view post Posted: 25/10/2009, 04:47     Coppa con panna, banane e noci - Spazio culinario
Coppa con panna, banane e noci





Ingredienti:

Panna fresca oppure panna già montata
Savoiardi
Banane
Noci
Arance



Spremere il succo di arance e tagliare le banane a rondelle.
Schiacciare le noci e tritarle grossolanamente.
Bagnare nel succo di arance sia le rondelle delle banane che i savoiardi.
Montare leggermente la panna fresca.
Assemblare il tutto, mettendo i savoiardi, le banane, le noci e la panna.
Decorare a piacere.


view post Posted: 25/10/2009, 04:42     +2Da oggi smetto! - Narrativa
Da oggi smetto !

Sono seduta su di una scomodissima seggiolina in attesa che l’infermiera chiami il mio numero.
Finalmente mi sono decisa!
Inizierò questo corso individuale per smettere di fumare!
Francamente le ho già provate tutte.
Sono persino arrivata a comprare in erboristeria un decotto, a sentire loro, miracoloso, ma era talmente disgustoso che, dopo averlo bevuto, dovevo accendere una sigaretta per togliermi dalla bocca quel gusto orrendo!


L’attesa sta diventando stressante, ma quando arriverà il mio turno?
Quasi quasi esco un attimo e me ne faccio una.
L’ultima, lo giuro!
No!
Devo resistere!
Ormai è deciso: da oggi smetto di fumare!

Mi guardo distrattamente intorno.
Siamo in molti in questa sala d’aspetto ed abbiamo tutti la medesima espressione dipinta sul volto: determinazione mista ad apprensione.
Sono a disagio, mi muovo sulla sedia cercando una posizione più comoda.
Cribbio è come essere dal dentista!
Sai che sentirai un male terribile ma resti lì, fermo, in attesa che ti cavi il dente!
Allungo una mano per prendere una rivista posata su di un tavolino lì accanto ed inizio a sfogliarla.


“Ecco apparire spesso contemporaneamente l'iniziazione al fumo: un rito domestico, spesso consumato in semi-clandestinità, un rito che ci fa sentire adulti.

Spesso infatti il fumo conserva l'aspetto arcano e misterioso dei riti iniziatici dei primitivi: occhi rossi, tosse, nausea per le prime sigarette, che possono eccitare maggiormente il neofita.

Perché si fuma? Se lo chiedete ad un fumatore non lo sa: non per il gusto del fumo, amarognolo e nauseabondo, non per la sua utilità (è un vizio costoso). I più dicono che fumano perché lo fanno gli altri, per essere come gli altri: è una voglia di crescere o una voglia di conformismo?

Vi ricordate la favola del vestito dell'imperatore?

Non solo la gente della favola, anche noi facciamo le cose per imitazione, perché lo fanno tutti, per spirito gregario, ad esempio spesso si fuma per riempire un vuoto un po' come fa la tettarella che serve a riempire il vuoto lasciato dalla madre. Si fuma per crescere ma anche per ritornare bambini: gli psicanalisti ricordano come il fumo della sigaretta è caldo come il latte materno, la sigaretta è rotonda e morbida come il capezzolo del seno. Il fumo serve a colmare un vuoto, il vuoto di ogni adolescente quando abbandona la famiglia per cercare giustamente la propria strada. È il bisogno naturale di lasciare il gregge famigliare per cercare un altro approdo.
Fumare diventa il mezzo attraverso il quale superare tutto ciò che nell’individuo provoca tensioni psichiche intollerabili. agisce in termini di soddisfazione della pulsione derivante dal piacere di succhiare, ingerire ed incorporare, tipico della fase orale nel neonato.


La prima sigaretta, solitamente, viene fumata nel periodo adolescenziale, allorquando più sentito è il bisogno di rifarsi a modelli comportamentali adulti.
Ma non è solo questa l’unica motivazione che spinge inizialmente un individuo a fumare e, soprattutto, non spiega per intero quali sono le dinamiche che contribuiscono a stabilizzare questo comportamento.
Alcune teorie hanno parlato di meccanismi ai quali l’individuo attinge per soddisfare bisogni e pulsioni consequenziali alla sua struttura di personalità ed al tipo di relazione instaurata nei primi anni di vita, con le figure di riferimento.
Ad esempio in Psicologia Dinamica si parla di “personalità orale” e di “fissazione allo stadio orale”, vale a dire che la relazione tra individuo ed ambiente viene codificata e decodificata secondo le stesse modalità del neonato che porta tutto alla bocca, come processo per conoscere l’ambiente e gli oggetti che lo circondano.
Questa chiave di lettura fa sì che il fumare diventi il comportamento attraverso il quale far diminuire i livelli d’ansia che gli stimoli inviati dall’ambiente creano. Si avvia attraverso il fumo un processo di controllo che ha sull’ansia il suo effetto immediato, ma che agisce in termini di soddisfazione della pulsione derivante dal piacere di succhiare, ingerire ed incorporare, tipico della fase orale nel neonato.
Fumare diventa il mezzo attraverso il quale superare tutto ciò che nell’individuo provoca tensioni psichiche intollerabili. In questo senso l’appagamento deve essere immediato, senza aspettare, senza finalizzazione delle azioni ed agendo quasi d’impulso.
Il fumatore rimuove il pensiero delle conseguenze nocive del fumo perché è più urgente il bisogno di soddisfare una pulsione, secondo quello che Freud definì “Principio di Piacere”.



Mi alzo, poso il giornale sul tavolino e lentamente muovo i miei passi verso l’uscita.

“ Signora , mi apostrofa l’infermiera ,guardi che è quasi il suo turno! “

“ Sì, grazie, torno subito, vado a prendere una boccata d’aria. “

Mi chiudo alle spalle la porta e scendo velocemente le scale, ho già la mano nella tasca della giacca.

Sono in strada!
Lentamente tiro fuori il pacchetto.
Non c’è fretta adesso,né ansia nei miei gesti.
Ne accendo una, sicuramente non l’ultima!
Aspirandola lentamente penso:
“Il fumatore rimuove il pensiero delle conseguenze nocive del fumo perché è più urgente il bisogno di soddisfare una pulsione, secondo quello che Freud definì “Principio di Piacere”.



ElectraMB

view post Posted: 25/10/2009, 04:06     La vera storia di Cenerentola, ovvero, come sono andate realmente le cose! - Fantasilandia...il regno delle fiabe e delle leggende

La vera storia di Cenerentola, ovvero, come sono andate realmente le cose!





Quando i fratelli Grimm hanno scritto la mia storia, ne hanno mostrato solo una piccola parte, anche perché ai bambini è bene non far sapere sempre come vanno a finire certe storie…


“ Mi sono proprio stufata!
Basta, adesso me ne vado sul serio! “

Continuava a borbottare fra sé, mentre buttava dentro al quinto baule... le sue “ povere cose “.

“ Ma cosa ho fatto di male per meritarmi tutto questo?
Sono rimasta orfana di mamma quando ero piccola e va beh, pazienza!
Poi, papà si è risposato con una vedova che aveva due figlie.
Ho pensato: bene, così avrò delle sorelle con cui giocare!
Sorelle?
Brutte, ignobili creature che al pari della madre, mi hanno rovinato l’esistenza.

Non parliamo poi di quello che mi è successo dopo la morte di mio padre, il finimondo!
Relegata al ruolo di sguattera mentre quelle là si godevano i quattrini di mio padre.
Quando credevo di aver toccato il fondo della mia sventura,ecco che l’araldo viene ad annunciare il veglione di fine anno al castello del re.
Figuriamoci se quelle arpie mi avrebbero permesso di andarci e così, di nascosto, mi sono mascherata e di soppiatto mi sono intrufolata fra gli invitati.
Erano talmente tanti che nessuno si sarebbe accorto di me, pensavo.
Non l’avessi mai fatto!
Tra tutte le ragazze presenti di chi pensate si sia andato ad innamorare il principe?

Ecco, l’avete indovinato!
Per tutta la sera mi ha tampinato a tal punto che sono stata costretta a scappare a mezzanotte e senza nemmeno aver brindato all’anno nuovo, slogandomi anche una caviglia e perdendo una scarpa mentre mi precipitavo giù dallo scalone.
Ma non finisce qui.
Il principe sguinzaglia tutti i suoi scagnozzi e mi ritrova!
Penserete: adesso lui la sposa e vissero tutti felici e contenti.
Un corno!
Sì, mi ha sposata e con questo la mia sfiga ha toccato il culmine!
Maschilista come nessun altro principe al mondo, ha preteso che lo servissi, stirando, lavando, cucinando, insomma, in breve, sguattera ero e sguattera ero rimasta.

Avevamo, sì, molta servitù; ma per lui, le cose, bene come le facevo io non le faceva nessuno.
Morale, mentre tutti passavano il loro tempo dedicandosi ai propri piaceri, io strusciavo dalla mattina alla sera.
Ma adesso basta!
Che vadano tutti a quel paese!
Appena ho finito di preparare i bagagli, chiamo il cocchiere e chi s’è visto, s’è visto!
Che se la sbrighi un po’ da solo…e voglio vedere come farà a pagare la servitù, visto che mi porto via tutto! “



ElectraMB

Edited by ElectraMB - 11/1/2014, 17:59
view post Posted: 24/10/2009, 05:47     Conto su di te di A.Celentano - Musica
Dedicata ai miei figli



Conto su di te di A. Celentano


Conto su di te
perche' tu
sei mio figlio
conto su di te
non pretendo
e non voglio
che diventi un re
ne' un campione
sul miglio
ma soltanto che
tu faccia sempre
del tuo meglio.
Conto su di te
perche'
porti rispetto
a tua madre e a me
come all'ultimo
insetto
che ha creato Dio
e se io mi
addormento
prendi il posto mio
per tirare
il carretto
conto su di te
non scansare
la lotta
conto su di te
perche' affronti
la roccia
che una vita e'
e lo faccia
meglio di me.
Conto su di te
perche'
studi e lavori
oltre che per te
perche'
il mondo migliori
e se avrai di piu'
non nasconder
tesori pensa
che c'e' un Dio
nei tuoi fratelli
chiusi fuori
conto su di te
per fermare
il cemento
sulla prateria
dove gli scappamenti
sputano follia
e mortali incidenti
conto su di te
per salvare
una trota
soffocata da
una plastica idiota
conto su di te
perche' vinca
la vita e
la bomba ammuffisca
la dove sta.
Conto su di te
che hai la vita
davanti
se assomigli a me
anche nei sentimenti
forse soffrirai
navigando di fronte
e saranno guai
difendere un'idea
o un'amante
ma io sento che
l'importante
e' nel cuore
conta su di me
per sbagliare
ed amare
conta su di me
come io conto
su di te.

Edited by ElectraMB - 24/10/2009, 15:27
view post Posted: 23/10/2009, 18:47     Benvenuti nel mondo della fantasia! - Fantasilandia...il regno delle fiabe e delle leggende
Benvenuti nel mondo della fantasia, che ci riporterà, indietro nel tempo, agli anni della nostra infanzia.
Favole, fiabe, filastrocche
Un viaggio per ritrovare il bimbo che vive ancora dentro di noi e che, spesso, viene zittito dalla realtà della vita quotidiana


Tenetevi stretti ai sogni
Perché se i sogni muoiono,
la vita è un uccello dalle ali spezzate
che non può volare




La casa delle Favole



L' Autunno, quel mattino, era assai indaffarato nei preparativi della festa in onore dell'arrivo dell'Inverno suo amico. Soffiava via col suo fresco respiro gli ultimi pensieri sfrenati... turbinosi, per lasciar posto a paesaggi d'anima pacati... silenziosi, fatti di pochi colori... di suoni appena accennati... sotto lo sguardo di nubi sfuggenti... di un sole invecchiato, che camminava lento nel cielo appoggiandosi sui suoi deboli raggi... Quel mattino, dicevo, da un nido posato sulle braccia stanche di una vecchia quercia che cresceva al limitaredel bosco, un passero infreddolito si soffermò ad ascoltare un brusio di vite, un insolito rumore, provenire da un ciuffo di sterpi e d'erba ingiallita, poco distante dalla sua casetta sotto il cielo.
Incuriosito, scese dal ramo e saltellando silenzioso, s'addentrò in quel cespuglio. Grandi pruni spinosi si chiudevano sopra quel sentiero a formare quasi un altro bosco, dove la luce filtrava appena, e dove, a lui che era così piccino, tutto apparve così grande, che il sassolino diventò montagna ed una goccia d'acqua lago.
Fra gli steli d'erba, lo zufolare del vento si fondeva a quel brusio, che crebbe a poco a poco, fino a che il passero riconobbe in esso delle voci... o almeno così gli parve, ed il suo piccolo cuore cominciò a battere veloce. Strane creature sparivano veloci ad ogni bivio, tuffandosi nel fitto di quel bosco, ma lui non si fermò e continuò per quel sentiero che cominciava ad arrampicarsi, a salire verso il cielo... Era così intento ad ascoltare ogni rumore, ad afferrare con lo sguardo i mille color delicati di quel luogo avvolto di magia, che quasi non s'accorse che stava nevicando. A poco a poco tutto il muschio che cresceva ai lati di quella stradina si coprì di un soffice manto candido. Allora, e solo allora, si fermò per guardarsi indietro... ma il sentiero sembrava finire alle sue spalle... era come se la realtà fosse svanita dietro di lui... Ricordo che sentii una lieve paura scuoterlo appena... ma, dopo un istante, riprese a saltellare... Aveva varcato l'Azzurra Porta d'Autunno... ora esisteva soltanto l'attimo... scandito unicamente dal suo frullar d'ali e dai battiti d'amore del suo cuore.
D'improvviso, vide aprirsi avanti a sè una radura, dove la luce sembrava essere più intensa... ed il freddo che aveva dentro svanì e con esso anche la stanchezza per il lungo camminare. Nell'aria c'era un'agre fragranza di legna bruciata, un insolito tepore e, come per incanto, si trovò di fronte una casetta che sembrava essere apparsa dal nulla... e di nulla essere fatta... coperta da un sottile velo di neve candida, che rendeva più tenui i suoi colori, che mangiava pigramente i rumori che giungevano dall'interno e da quel bosco. Era così piccola che l'uccellino si chiese chi ci vivesse dentro e, per un istante, pensò ad un gioco caduto dalle mani di un bimbo... ma un roseo bagliore uscì dalle finestrelle e un filo di fumo sfuggì dal camino... Si accorse che anche il cielo sopra di lui era cambiato... e un po' d'azzurro scendeva a dipingere quel quadro... Sembrerà strano, ma non si chiese altro, e restò incantato a guardare quel sogno... poi, si avvicinò a quella casetta di legno, che era poco più alta di lui e cominciò a guardare attraverso i vetri, per vedere chi l'abitasse.
Dall'interno giungevano suoni, parole, quasi melodie, che l'uccellino non riuscì subito a capire... e, sulle prime, all'interno vide soltanto un fuoco acceso che brillava intenso... poi, finalmente, sedute avanti al fuoco, vide due creature tutte intente a ritagliare delle lamine colorate. Guardò allora se c'era qualcun altro, ma non vide nessuno oltre loro. Saltellò sulla finestrella accanto e, finalmente, vide in volto quelle strane creature. Un'espressione di immensa gioia illuminava i loro visi. Sembrava stessero giocando al gioco più bello del mondo... e in fondo, non si stava sbagliando... era vero ! Ma non lo capì subito. Li udì pronunciare parole che gli sembrarono senza senso... e li sentì ridere e cantare... erano il sogno più bello che avesse mai fatto, e per la prima volta nella vita, si sentì felice senza un perché... gli bastò guardarli, sentire il loro amore riempire ogni spazio di quella casa. D'improvviso, la creatura delle due, che indossava un cappellino rosso, scoppiò in un'esclamazione di stupore e l'altra le sorrise e l'abbraccio dicendo: "E' stupenda... sarà il nostro regalo di Natale" .
Su alcuni scaffali, illuminati dalla fioca luce di qualche candela colorata, c'erano accatastate tante foglie dalle forme più diverse... alcune erano grandi e palmate, altre lunghe e ovali, altre a forma di cuore... Quelle creature le prendevano e ritagliandole, formavano delle lettere... l'uccellino riconobbe una grande A ricavata da una foglia di pioppo e tanti punti esclamativi fatti con aghi di pino. Continuava a non capire... ma poi, d'un tratto, vide le due creature gettare fra le fiamme grosse manciate di quelle lettere appena ritagliate... e, come per magia, le spire di fumo divennero parole e salirono su per il camino e uscirono dal comignolo di quella casetta, accompagnate dal canto più dolce che avesse mai udito. Poi, dopo un ultimo indugio, volarono nel cielo... e finalmente il passerotto capì, quando tutto quell'azzurro sopra di lui divenne la favola più bella che avesse mai letto. Ricordo ancora, che non nascose quella lacrima di gioia che gli sfuggì dal cuore, mentre all'interno di quella piccola immensa casa, le due creature avevano ricominciato con pazienza a ritagliare nuove foglie, cantando e ridendo felici.
L'uccellino non poteva sapere che a lui, sì, proprio a lui era stato concesso di sapere dove nascevano le favole e le poesie più belle, di conoscere quel luogo che non esiste, se non nei pensieri delle creature più pure, se non nell'anima delle cose più semplici, più vicine al cuore. E, dalla Casa delle Favole, costruita in quel luogo distante da ogni realtà del mondo, non volle più tornare al suo nido e restò lì accanto, portando lui stesso, ogni giorno, nuove foglie sull'uscio di quella dimora per poter essere anche lui un poeta.



view post Posted: 23/10/2009, 15:10     Eccoci tutti qui! - Welcome...
Eccoci tutti qui!

Finalmente siamo arrivati al dunque!
Cosa dire che non sia già stato detto?
Il desiderio di avere la libertà di esprimere le proprie emozioni, senza timore di essere irrisi o beffeggiati, ci ha condotto alla decisione di aprire questo nuovo spazio dedicato alle arti in genere, senza alcuna pretesa megalomane ... e poi, proprio per poterci ritrovare tutti insieme in armonia e senza diatribe sciocche ed inconcludenti e destabilizzanti!
Non siamo all’Accademia della Crusca, non vi sono docenti saccenti ed alunni… ... nessuno di noi è Dante o Boccaccio o Neruda... nessuno deve salire in cattedra perché siamo tutti uguali e nessuno si deve credere un Padre eterno!
Se qualcuno si crede tale, allora non si iscriva nemmeno perché questo spazio non fa per lui... siamo solo un gruppo, per il momento limitato ma spero destinato a crescere, che crede negli ideali della fratellanza, dell’amicizia e, quel che più conta, del rispetto per l’altrui persona sia essa fisica che virtuale.
So bene che quando si è più di 1, la convivenza è difficile, però deve essere nostro scopo ed impegno il prodigarci perché la medesima sia attuabile!
D’altra parte è scritto chiaramente sul nostro regolamento che non saranno tollerate intemperanze di ogni tipo e prego tutti di leggerlo attentamente!
Ho fermamente voluto che non vi fosse un solo gestore, bensì uno staff ( purtroppo chi manda avanti la baracca è necessario ) proprio per evitare che per una forma di dittatura, venissero meno gli ideali che ci siamo prefissati, un collegio paritario formato dai redattori dei singoli forum con uguale potere decisionale, il tutto in piena democrazia e senza dittatori che facciano il bello e il brutto a seconda di con che piede si alzano al mattino!
Purtroppo ne veniamo da un’esperienza che ci ha insegnato molto!
Il nome che abbiamo scelto e lo skin, sono venuti fuori democraticamente dopo una votazione e questo è sinonimo di collaborazione e mancanza di autoritarismo.

Il mio ringraziamento và ad Ilaria ed Ivano che hanno permesso a tutti noi di realizzare questo sogno!
Ed adesso non vi rompo più le scatole perché ve le ho già rotte abbastanza ed auguro a tutti buon lavoro e che sia proficuo!

ElectraMB


:rolleyes:

Edited by ElectraMB - 23/10/2009, 16:23
7650 replies since 18/10/2009